Riapre l’Idroscalo ma invece del bagno si fanno i «fanghi»

Due mesi fa vi annegarono due cuginetti egiziani Venerdì un’ordinanza della Provincia ha revocato il divieto di balneazione per una parte del bacino

Riapre l’Idroscalo ma invece del bagno si fanno i «fanghi»

A mollo, verso le due, ci sono tre cigni, un gruppetto di turisti, alcuni bambini rom che giocano a rincorrersi, un paio di storici habitué del «mare» di Milano. Nel caldo torrido dell’ultimo sabato di luglio si è tornati a fare il bagno all’Idroscalo. Venerdì notte un’ordinanza della Provincia ha infatti parzialmente revocato il divieto di entrare in acqua scattato il 18 maggio, cinque giorni dopo la tragedia dei due bambini egiziani annegati: secondo i rilevamenti effettuati una settimana fa il livello del bacino sarebbe salito al punto da rendere possibile la balneazione. Il provvedimento, per ora, riguarda soltanto la «spiaggia dei tre alberi», un’area ristretta della riva Est, fra il centro sportivo Cus e l’inizio del bosco, tradizionalmente a «balneazione protetta»: un tratto di poco più di cento metri, delimitato da una cintura di boe gialle, lungo il quale è possibile nuotare a una distanza massima di dieci - venti metri dalla riva. Tutti contenti quindi? «Insomma - commenta una dei dieci bagnini che si alternano nella sorveglianza della spiaggia - lo erano prima di farsi il bagno». Perché, cos’ha l’acqua che non va? «Mud and stones», articola faticosamente un turista svizzero, facendosi largo tra la melma per raggiungere la riva. Fango e pietre. Tra italiani e stranieri il verdetto è unanime: l’acqua è sporca. E pericolosa anche, se, a nemmeno dodici ore dal provvedimento, si è già registrato un piccolo infortunio. «Non ci crederà mai, ma sono rimasta “incastrata” nella melma - racconta Carla, che frequenta l’Idroscalo da 38 anni e la settimana scorsa si è fatta promotrice di una petizione per la riapertura del lago artificiale -. Non riuscivo a sollevare il piede e mi è preso il panico». Risultato? Sublussazione del quarto dito del piede guaribile in due giorni. «È una vergogna che abbiano riaperto in queste condizioni - commenta Vittorio, 67 anni -. Dovevano bonificare almeno questa parte della spiaggia, ma non hanno fatto niente, hanno riaperto per darci un contentino». Molto critici anche i bagnini. «Non condividiamo assolutamente la scelta della Provincia - spiegano -. Hanno reso accessibile il tratto meno pericoloso ma il fango c’è e così le buche: sarebbe stato necessario dragare il fondo, o per lo meno bonificarlo, cosa che non avviene dal 2000». Il problema, secondo i bagnini, è che l’incremento del livello del bacino non è stato affatto «significativo» come recita l’ordinanza, ma al massimo di una ventina di centimetri, per cui l’ingresso in acqua avviene direttamente nel fango e non nella parte della riva resa agibile nel 2004, che ora si trova all’asciutto. «Meno male che ci sono i pattini - sospirano -. Le condizioni del bacino, così com’è ora, mettono a richio sia i bagnanti che noi stessi, ostacolando le operazioni di soccorso».

Intanto la maggioranza dei frequentatori del lago si guarda bene dal mettere piede nel lago artificiale («non ci fidiamo»), preferendo prendere il sole e al massimo rinfrescarsi nelle piscine dell’Idroscalo. Molti neppure sanno di poter fare il bagno, visto che ai cancelli rimangono appesi i divieti di balneazione. «Non hanno voluto pubblicizzare tanto il provvedimento - conclude malignamente qualcuno - chissà come mai».

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