Rom, negozi chiusi e degrado: «Così sta morendo il quartiere»

Strade deserte e pochi servizi, i giovani se ne vanno «Il Comune ci ignora, vengono solo per le elezioni»

Una periferia vuota, senza futuro. Viale Ungheria - biglietto d'ingresso della zona a est della città, con la tangenziale che le sbuca accanto - non si riconosce più nel passato glorioso della «Macallesi calcio», la società sportiva nella quale mosse i primi passi Walter Zenga, ma nemmeno in quello più inquietante degli spacciatori e dei consumatori di eroina. Non riesce a proiettarsi nella Milano dell'Expo che in questa zona in molti non esitano a definire un bluff o, comunque, qualcosa di completamente estraneo alla propria realtà quotidiana. Area di anziani con pensioni da fame e operai extracomunitari dalla quale i giovani tendono a fuggire, il viale e le viuzze adiacenti, alle 19 sono già deserti. E i led dell'illuminazione servono a ben poco quando in un quartiere non c'è vita.

«Il colpo di grazia ce l'hanno dato i nomadi di via Dione Cassio un paio di anni fa. Adesso non ci sono più, è vero, l'area è stata ripulita e derattizzata, ma restano le distese di tetti in eternit dell'ex accampamento. Una piaga di cui qualcuno all'interno dell'amministrazione comunale prima o poi dovrà decidere di farsi carico - spiega lamentandosi Teresa Bertoli, 45 anni, operaia -. Restano gli zingari stanziali di via Zama, che devastano di furti il “Carrefour“ ogni giorno. I negozi sono tutti nelle mani dei cinesi, i soli ad avere denaro cash da investire: stiamo diventando una Chinatown in miniatura! Il bar “Avenue“ è diventato cinese, persino quella che era la parafarmacia si è trasformata in un negozio cinese!».

Gli italiani non investono più, con gli affitti assurdi che ci sono anche da queste parti. Anche la panetteria «Mauri», che esisteva da 35 anni, è stata costretta a chiudere i battenti per non essere travolta da tasse e pigioni assurde.

«Eppure a Palazzo Marino vogliono farci credere che siamo tutti uguali - insiste Antonio Corvo, cameriere 39enne -. I negozianti qui, come in piazza Duomo, pagano le tasse, ma non hanno un quarto dei servizi del centro. Il sindaco non sa nemmeno che esistiamo. I politici, da queste parti, infatti, vengono solo a fare campagna elettorale. E che non ci parlino di riqualificazione delle aree! Viale Ungheria e dintorni vengono sistematicamente ignorate dalle amministrazioni comunali!».

Fino a qualche anno fa la zona intorno a viale Ungheria era popolata da grande industrie e il lavoro creava lavoro e dinamismo. Adesso in via Medici del Vascello - tra gli «scheletri» di quella che erano ditte di calibro come la Xerox, il gruppo Eni-Snam, il gruppo chimico Sasol - regna un silenzio anomalo, spezzato solo da qualche roulotte di nomadi che se ne stanno qui per qualche giorno e poi se ne vanno pure loro.

«Anche l'agenzia delle entrate è stata trasferita in via Abetone - fa notare Mario Persieri, disoccupato 52enne -.

E quel che restava di uno dei più importanti poli logistici di autotrasporti è stato abbattuto e da anni si vagheggia di un'area commerciale di cui non ci sono nemmeno le fondamenta. La caserma dell'aeronautica? Migliaia di metri quadrati sprecati. Come la nostra vita».

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