Chiara Campo
Foto-ricordo davanti al murale «Niguarda antifascista» disegnato durante la giunta Pisapia e un tour nei quartieri popolari, da via Bolla a via Appennini, via Salomone, viale Campania. Beppe Sala ieri ha trascorso la mattinata incontrando i comitati e i residenti delle case di edilizia residenziale. E «il tema fondamentale - ragiona a fine giro - è che nella stessa città non si può vivere in due situazioni diverse, se si sta nelle case del Comune o dell'Aler». Il governatore Roberto Maroni ha appena nominato Mario Angelo Sala presidente dell'azienda regionale che gestisce anche parte del patrimonio di edilizia residenziale a Milano (dal 2014 il Comune ha affidato invece 28mila alloggi a Mm). «Visto anche il ricambio dei vertici - afferma il sindaco - voglio sfidare Aler e prima ancora la Regione sulle periferie, dicendo: noi stiamo partendo, stiamo investendo nella riqualificazione, sperando che trovino la convinzione che anche per loro è una priorità. Sono stato in via Bolla e lì siamo troppo al di sotto del livello di dignità». Da tempo si parla della possibilità che Maroni passi anche quel pezzo di patrimonio al Comune (e quindi ad Aler). «Se ci fosse un'iniezione di risorse da parte della Regione sono disponibile a ragionare su altre vie di gestione, che non passino però attraverso il fatto che uno si prenda il debito accumulato dall'azienda». É una delle prime sfide del 2017 lanciate ieri da Sala. Insieme a quella più politica che pone davanti sia al centrodestra che alla sua maggioranza di Pd e sinistra. Il piano per risanare i sette ex scali ferroviari era naufragato sotto la giunta Pisapia ed è stato approvato invece lo scorso autunno grazie ad un accordo bipartisan tra sinistra e opposizione. «Qui ad oggi centrodestra e centrosinistra hanno dimostrato di voler lavorare insieme. Poi ovviamente il dibattuto politico e l'antagonismo esistono, ma dobbiamo mostrare la maturità di coinvolgere l'opposizione non solo quando c'e bisogno di votare ma quando c'e da costruire la Milano del futuro. Milano ha dimostrato che non è nè di sinistra nè di destra, ma in quel mezzo che pende da una parte o dall'altra a seconda del momento e del candidato. Fossi nel centrodestra avrei interesse a partecipare allo sviluppo e la mia parte deve avere la maturità per dialogare». Forse su un patto di opere condivise.
O battagliare col governo Gentiloni, forse. L'ex premier Matteo Renzi era venuto a firmare il patto per Milano ma col nuovo governo e il clima da campagna elettorale in cui si entrerà a breve, i fondi per le opere rischiano di restare al palo. E Sala, anche con il giro di ieri, sottolinea che il Piano periferie da 356 milioni di euro deve entrare subito nel concreto. «Indubbiamente temo quella sindrome del tanto poi si va a votare. Per questo -fa sapere - ho invitato a Milano a gennaio il premier Paolo Gentiloni, e credo che verrà, e sarà preceduto dal ministro Claudio De Vincenti che ha la delega al Patto, gli ho già parlato e penso che sarà qui dopo l'8».
Questa sera Sala farà un passaggio al concertone in piazza Duomo, blindatissimo dopo la strage di Berlino e l'uccisione del tunisino Anis Amri a Sesto San Giovanni. Dove è in costruzione una mega moschea, contestata ora anche da un pezzo del centrosinistra. «Non sono per una grande moschea ma due o tre visibili e controllate a Milano.
Ma usciamo dall'equivoco e diciamo ai milanesi che non si possono illudere che oggi non esistano già 19 luoghi di culto, anche se in modo informale. La Regione ci ha chiesto di fare un piano urbanistico ad hoc e ho detto sì, ma non continuiamo a traccheggiare, meglio 3 spazi regolari e controllati che 19 di cui sappiamo poco».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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