Quando si parla di Antonio, del suo Antonio, Rosanna Chiarina Deiana prima si profonde in ringraziamenti perché «bisogna parlarne, bisogna ritrovarlo». Poi scoppia in lacrime, contagiando con il suo dolore chiunque l'ascolti. A questa madre di 61 anni è toccata in sorte una tragedia che sembra uscita dall'epica greca. Tra il marzo 2009 e il luglio 2012 due dei suoi 4 figli, che hanno sempre vissuto con lei e il marito Francesco in via Matteotti, a Civello di Villa Guardia (Como), sono spariti nel nulla. E non sono mai più stati ritrovati.
«Salvatore, il maggiore, era buono ma un po' esuberante...Ma Antonio era un bravissimo ragazzo - sostiene la donna con forza -. Non posso capacitarmi che un giorno sia uscito di casa per non tornare più. Una cosa del genere non l'avrebbe mai fatta. Era legatissimo a noi e non si assentava mai senza dire dove andava e quando sarebbe tornato».
Aveva 36 anni Antonio la mattina del 20 luglio scorso quando, poco prima di mezzogiorno, è uscito in sella a una moto Kawasaki 750 nera prestatagli da un amico. Dove sta andando, lo dice a sua nonna. «Mi devo incontrare con un amico, ma a pranzo sono qui». Ha fretta Antonio: non porta con sé né il cellulare né i documenti. Il giovane - un paio di jeans, una t-shirt bianca e un giubbotto senza maniche per la giornata calda e soleggiata - pochi minuti dopo viene notato da un conoscente sulla Varesina, la strada che porta a Olgiate Comasco. Il centauro fa un cenno di saluto all'amico e poi continua la sua corsa. Da quel momento, nessuno lo vede più.
«Antonio non aveva mai avuto problemi con la giustizia - spiega mamma Rosanna -. Era incensurato. Aveva gestito per tre anni un ristorante a Tavernerio, qui nel comasco. Gli affari non erano andati bene e lui aveva venduto l'attività. Non era caduto in depressione, però. Aveva anche una ragazza qui vicino, a Lurate Caccivio. E soprattutto non aveva nemici. Certo: c'era un pensiero fisso che tormentava mio figlio. La scomparsa del fratello, di tre anni più grande di lui. E forse questa è l'unica pista legata alla sua scomparsa».
È un mezzogiorno di sole anche l'8 marzo 2009. Quando Salvatore Deiana, 40 anni, un lavoro saltuario in una cooperativa, dice alla madre che esce di casa per andare al bar a bere un caffè. E il caffè lo beve per davvero. Da lì, però, si perdono per sempre le sue tracce. Come il fratello, tre anni più tardi, non ha con sé i documenti, che verranno ritrovati sulla sua macchina. Salvatore aveva avuto un passato turbolento. Era stato condannato per il tentato sequestro, nel 2004, di un imprenditore comasco, Marcello Priante che nell'agguato era rimasto ferito. Sul fronte sentimentale Salvatore aveva appena troncato una storia con una donna che non incontrava il favore della sua famiglia. I genitori, tuttavia, non gli avevano mai impedito di frequentare la ragazza.
«Mio figlio aveva 40 anni, non era un bambino, non ci siamo mai intromessi nella sua vita privata. Non credo che quella vicenda possa in qualche modo c'entrare con la sua scomparsa. Nonostante i suoi precedenti penali, quando è sparito la questura si è mobilitata e ha fatto tanto. - spiega Rossana -. I miei figli, quelli che mi sono rimasti - Moreno, che ha 42 anni e Antonella, 30enne -, si sentono regolarmente con la polizia».
«Speriamo sempre che qualcuno possa riconoscerli e darci qualche informazione. Ma finora non si è fatto avanti nessuno - conclude mamma Rossana -. Quel che temo è che Antonio, per cercare il fratello, si sia avvicinato a qualche soggetto pericoloso. E che l'abbiano fatto sparire. Come Salvatore».
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