Per la seconda volta in due anni, la tornata delle elezioni amministrative scippa alla sinistra milanese uno dei suoi feudi dell'hinterland. L'anno scorso era toccata a Corsico, da sempre amministrata da giunte socialcomuniste e poi dal Pd, finita contro ogni previsione in braccio al centrodestra. E domenica scorsa il film si ripete a San Giuliano, la roccaforte rossa della periferia sudest. Qui le giunta di sinistra si erano succedute ininterrottamente dalla Liberazione, ovvero da settantun anni. E qui un regno che sembrava destinato a durare in eterno viene demolito da una serie quasi inverosimile di faide interne al Pd, di cui ancora ieri si colgono gli echi nelle polemiche furibonde seguite alla sconfitta.
Il più esplicito, nel lanciare accuse contro i suoi stessi compagni, è il candidato sconfitto: Alessandro Lorenzano, che nel 2011 divenne sindaco a San Giuliano ad appena ventisette ani, e che ha affrontato queste elezioni convinto di avere la riconferma in tasca, ed invece è stato sconfitto da un quasi coetaneo, il candidato del centrodestra Marco Segala. Lorenzano la prende malissimo, rivendica di avere dovuto gestire un Comune disastrato, e dice che «chi era al timone durante il disastro oggi sta esultando», ovvero i suoi predecessori del suo stesso partito.
Di rimando, sulla pagina Facebook del senatore del Pd Franco Mirabelli - che fu commissario del partito a San Giuliano dopo l'espulsione dell'ex sindaco Marco Toni - si legge testualmente, riferito al sindaco sconfitto: «Purtroppo il giovanotto ha fatto un deserto intorno a sé. E questo è il risultato». Sullo sfondo, insieme a rancori pubblici e privati, c'è il dissesto dei conti del Comune, e soprattutto la voragine che ha portato la Gemia, la società di servizi pubblici controllata dal Municipio, ad accumulare l'inverosimile passivo di 75 milioni di euro (quasi duemila euro per ogni abitante!). In questo caos, una parte del Pd locale viene accusato di avere tramato per la sconfitta di Lorenzano: il quale, da parte sua, dopo il risultato allarmante del primo turno, ha provato a salvare il posto cercando un alleanza con i 5 Stelle, cui ha offerto la presidenza del consiglio comunale ricevendone un avvilente rifiuto.
In questa baraonda intestina alla sinistra, ha preso il largo la candidatura delle opposizioni: che hanno puntato su Marco Segala, ventisette anni, laureato in ingegneria gestionale. Il quale ha ovviamente basato buona parte della campagna elettorale sul risanamento della finanza pubblica, «il programma potrà essere realizzato solo se e quando i sangiulianesi avranno disponibilità del patrimonio pubblico (alloggi comunali, impianti sportivi, terreni, cinema Ariston, ex caserma dei Carabinieri, etc.
) attualmente bloccato dall'Autorità Giudiziaria per garantire i creditori dell'enorme debito che le amministrazioni di sinistra al governo della città hanno creato ed accresciuto di anno in anno». Da subito, Segala aveva annunciato che in caso di vittoria avrebbe scelto come vicesindaco una donna, la leghista Chiara Caponetto. Risultato: 57 a 43.LF
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