Dall'anno prossimo Milano potrebbe contare 2mila baby residenti in più, «strappandoli» al comune di Segrate. Sarebbero tutti i bimbi nati nel nuovo reparto materno infantile dell'ospedale San Raffaele che finalmente (questione di metri) sorgerebbe in territorio milanese e non più, oltre confine, a Segrate. Il condizionale tuttavia è d'obbligo: l'area infatti non è ancora stata inaugurata.
I macchinari, tutti super moderni, sono ancora avvolti nel cellophane, così come gli ecografi e le culle. Non manca nulla perché il reparto diventi operativo, solo un paio di firme. Una dell'Asl e una della Regione Lombardia. Si tratta di approvare l'accreditamento dei posti di terapia intensiva, nulla di più. Ma se quei fogli non arrivano, non si può cominciare a lavorare nelle sale nuove.
Il primario del reparto, Massimo Candiani, ha un sogno: «Mi piacerebbe che il primo bambino del 2014 possa nascere nell'area nuova. E che sia milanese a tutti gli effetti». Il reparto risolverebbe una diatriba che va avanti da sempre: chi nasce al San Raffaele ora prende residenza a Segrate. La linea di confine tra i due comuni infatti taglia in due l'ospedale di via Olgettina. Le nuove sale parto invece cambierebbero i dati anagrafici dei neonati. «E sono sicuro - aggiunge Candiani - che anche per questo molte più mamme deciderebbero di partorire da noi».
Come mai è rimasta in sospeso la firma per sbloccare l'apertura del reparto? Facile da immaginare: prima c'è stata la bufera del San Raffaele, tra il crack finanziario, la morte di Don Verzé, di Mario Cal, la nuova gestione e tutto il resto. Poi il terremoto politico in Regione con le elezioni e l'insediamento della nuova squadra. «Ma ora che si sono calmate le acqua sia da noi sia al Pirellone - sostiene Candiani - ci auguriamo che si risolva la situazione». I macchinari, se lasciati lì inutilizzati, rischiano pure di deteriorarsi ed è un peccato.
Eppure servirebbero, eccome. Si tratta di nuove tecnologie che renderanno più semplice l'assistenza alle donne con gravidanze delicate, che permetteranno di migliorare le terapie e gli interventi sul feto in utero e che affineranno le tecniche diagnostiche. Oltre alle sale parto e all'area neonatale, il reparto comprende anche un'area per la ricerca ed è stato studiato per agevolare la formazione degli specializzandi e del personale ostetrico.
«Ora che facciamo parte della famiglia del San Donato - aggiunge Candiani - con il nuovo reparto potremmo inserirci meglio nella rete di assistenza e supportare bene gli specialisti di cardiochirurgia fetale dell'ospedale».
Nel dipartimento materno infantile del San Raffaele opera una squadra di un'ottantina tra ostetrici, ginecologi e neonatologi. E tutti sono pronti a varcare la soglia delle nuove sale parto «milanesi», a pochi metri da quelle utilizzate oggi.
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