«Sbagliato sfrattare il divertimento Deve restare nel cuore di Milano»

Per Claudio De Albertis vanno ripensati gli orari della città e questo significa tenere aperto tutto per tutto il tempo possibile: 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno

«Il centro di Milano? È morto». Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil nonchè padrone di casa della Triennale non nasconde i suoi dubbi nel legare la movida alle periferie lanciata dal sindaco Pisapia. O meglio. Più che dubbi su delocalizzare la movida vorrebbe più sforzo per restituire la vita al centro della città.

«Questa città è monocentrica - dice - invece dalle otto di sera alle otto del mattino è morta. Noi viviamo i ritmi del terziario, e il centro è il cuore pulsante». Porta quello che chiama «l'esempio alternativo a Milano», ovvero la city di Londra viva e vivace 24 ore su 24. «La nostra necessità è di fare vivere Milano per tutte le ventiquattr'ore». Vanno ripensati per lui gli orari della città e questo significa tenere aperto tutto per tutto il tempo possibile: 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno. Altro che negozi aperti la domenica.

«Questa città - dice - è vecchia e conservatrice». Non solo. Per quanto riguarda Expo, De Albertis fa notare che «lo viviamo come un evento avulso dalla città. Avremmo un sito aperto 24 ore su 24. Ci saranno milioni di visitatori che andranno, poi a Firenze, Venezia o Roma. Invece ho sempre pensato che Expo dovesse essere una scintilla. Dobbiamo far sì che sia diffuso».

De Albertis vede una Milano aperta non stop e non solo l'area Expo. «Il tema da affrontare non è solo quello che succederà dopo l'Expo ma anche durante l'esposizione altrimenti in città non rimarrà niente».

Ricorda che a Milano ogni giorno si riversa un numero impressionante di persone, «tanti quanti gli abitanti di Bologna». Eppure «abbiamo spazi che non offrono relazioni. Ci si occupa di spazi oltre i tre metri di altezza mentre ci si dimentica di quello che c'è fra zero e tre metri dal suolo. Bisogna costruire una città relazionale».

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