Scala, Gergiev "tace" ma dice no agli Usa

Il maestro non condanna l'invasione in Ucraina, così non potrà dirigere il 5. A rischio le repliche della Dama di Picche

Scala, Gergiev "tace" ma dice no agli Usa

Con l'aut aut al direttore d'orchestra Valery Gergiev posto dalla Scala, dalla Filarmonica di Monaco e della Carnegie Hall di New York, anche la cultura entra nel pacchetto delle sanzioni contro il Cremlino. Si colpisce il numero uno, il musicista più rappresentativo della Russia degli ultimi 30 anni e per questo caro a Vladimir Putin. A Milano Beppe Sala, sindaco e presidente della Fondazione Scala, ha invitato Gergiev a condannare l'invasione dell'Ucraina, altrimenti stop alla collaborazione con il teatro dove Gergiev mercoledì ha diretto La Dama di Picche ed è atteso per le repliche dal 5 al 15 marzo. La richiesta del sindaco è stata messa nero su bianco dalla sovrintendenza in una lettera al Maestro. Si attende risposta, dubitiamo ci sarà. E sempre giovedì la leggendaria Carnegie Hall di NY ha deciso di rinunciare a Gergiev che avrebbe dovuto dirigere tre serate con i Wiener Philharmoniker, viene sostituito da Yannick Nézet-Séguin e non dirigerà neppure le tappe conclusive in Florida, «Gergiev non vuole», è la spiegazione dei Wiener. E a cascata ieri anche la Filarmonica di Monaco ha chiesto a Gergiev, che ne è il direttore principale, di abiurare.

Torniamo in Italia e alla Scala dove oltre a Gergiev sono attesi tanti artisti russi. Si parte da Anna Netrebko dal 9 marzo a Milano per Adriana Lecouvreur. Come i grandi musicisti russi - compreso il mite e geniale Trifonov - è nell'orbita Gergiev, perché è lui il peso massimo, dal 1988 dirige il Mariinskij che è diventato il vero bolshoi nel senso etimologico del termine ovvero grande, con filiali su tutto il territorio. Gergiev è il leader massimo in Russia ed ospite in tutto il mondo, stabile a Monaco e direttore del Festival di Verbier che non intende - però - partecipare alla caccia alle streghe. Gergiev in queste settimane non s'è espresso sul conflitto Russia-Ucraina, ha esercitato la sua professione: ha fatto il musicista. Però è vicino al suo Presidente che non ha mai fatto mancare il sostegno alle arti. Storicamente gli artisti sono un vanto nazionale, Putin li vuole nelle grandi occasioni: dalle Olimpiadi di Sochi ai summit di economia. L'azione contro Gergiev avrà un effetto domino? Si chiederà alla Netrebko che diventi Anna l'Apostata considerato che nel 2014 donò 1 milione di rubli al teatro dell'opera e del balletto di Donetsk? Pare che la Scala la voglia risparmiare, dipende se verranno tratti altri dadi. Che ne sarà del cast della Dama di Picche perlopiù attinto dal Mariinskij? Qui il problema è a rovescio: sono i cantanti che potrebbero far le valigie.

Il mondo musicale è in subbuglio, rischiano di saltare tournée di orchestre russe poiché - come sempre - sostenute dallo Stato e dall'imprenditoria russa. Finita la bufera, come reagiranno gli artisti respinti oltre la nuova cortina di ferro? La Cina pullula di palcoscenici.

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