Adelina cade, Adelina non si rialza, Adelina non riesce, perché qualcosa è successo: qualcosa forse si è rotto. Pochi minuti alle 8 del mattino. Fa un freddo cane: viene chiamata subito l'ambulanza. Lei dolorante e in lacrime è sotto le coperte portate dalla gente; resterà così, immobile, per oltre due ore. Qualcuno a un certo punto pensa all'ipotermia (abbassamento della temperatura corporea, ndr). Dell'ambulanza neppure l'ombra, un mezzo si vedrà passare alle 11.45, a conti fatti tre ore e mezzo dopo. Tutto finito da un pezzo. Adelina è un nome di fantasia, ma il fatto è vero: è successo ieri mattina a Valleambrosia, a due passi da Rozzano.
La risposta via cavo dei soccorsi esprime difficoltà: «Tutte le macchine sono fuori, arriveremo». Comprensibile, ma c'è rabbia e sgomento tra i testimoni, che continuano a portare boule dell'acqua calda e plaid. In zona c'è un presidio medico. E anche per il 118 deve essere stata davvero una giornata infernale. Una chiamata via l'altra, incidenti e malori, chissà quante persone scivolate sul ghiaccio. Ma i dubbi e le domande arrivano: nell'organizzatissima civiltà urbana si può aspettare così tanto tempo per essere portati all'ospedale? Quante volte si può morire in due o tre ore per infarto, ictus o traumi gravi? Nonostante l'eccellenza della sanità lombarda e dei suoi operatori, sono sufficienti le ambulanze sul territorio?
Chi sa come funzionano le cose magari dirà che sono «quesiti da inesperti». Probabile, ma resta il fatto che vedere comparire i soccorsi dopo oltre tre ore fa una certa impressione.
Ah, a proposito, e la donna caduta? Alla fine una parente stravolta dall'ira e preoccupata, tra dolori, lamenti e pianti è riuscita a far sdraiare la malcapitata sull'auto, per portarla in ospedale. Auguri signora Adelina. E auguri anche a noi, guai a chi capita!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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