Si festeggia San Carlo Borromeo. E la figura del copatrono è stata al centro dell'omelia che l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ha tenuto ieri pomeriggio in Duomo. Fra le citazioni del Vangelo e di San Paolo, fa capolino anche il filosofo Soeren Kierkegaard. Siamo «ben consapevoli, a soccorso della nostra fragilità, che virtù esimia del cristiano, come diceva Kierkegaard, è la ripresa, cioè la possibilità di ricominciare continuamente, in forza della grazia del perdono invocato ed accolto, il cammino verso l'uomo perfetto». Essere in cammino, tendere alla pienezza è dimensione essenziale per ogni uomo. «Eppure troppo speso lo dimentichiamo: l'oblio è il grande male del nostro tempo». Un cammino impegnativo, per cui è necessario il continuo ricorso alla «libertà» e la capacità di affrontare il «sacrificio».
Scola ha parlato dei preti anziani e in difficoltà: «A questi sacerdoti segnati nel fisico va tutto il nostro affetto». E ha ringraziato coloro che sono impegnati nella Fondazione Opera di Aiuto fraterno, l'istituzione da molti decenni, attraverso la solidarietà di altri sacerdoti e di molti fedeli, assicura l'assistenza e le cure necessarie ai preti anziani e infermi: «L'Opera è un esempio preclaro di quella carità fattiva, frutto della fede, che ha fatto brillare lungo i secoli il cattolicesimo lombardo».
Il cardinale ha invitato i sacerdoti a guardare a San Carlo: «A chi, se non a lui, dobbiamo ampia parte dei tratti ambrosiani del nostro sacerdozio? Egli nella contemplazione del Crocifisso, nell'integrale donarsi al popolo di Dio a partire dal bisogno e dal bisogno estremo, nell'accettare tutti i rischi e le prove legate all'ardua guida della Chiesa compì la santa terrena e celeste riuscita della sua persona».
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