Nella ricorrenza di Ognissanti, il cardinale Angelo Scola ieri ha voluto rivolgere un pensiero particolare a chi sta perdendo il lavoro «espressione fondamentale di sè, per il sostentamento personale e della propria famiglia». L'arcivescovo ha detto di essere loro «vicino» e ha esortato a uno «scatto di testimonianza personale e comunitaria in tutti gli ambienti dell'umana esistenza». D'altronde la santità non è necessariamente eroismo ma, «il realistico affronto dell'esistenza quotidiana in Cristo». Il cardinale, celebrando il pontificale per la festa di tutti i Santi in Duomo ieri mattina, ha parlato anche di confessione di fede, intesa, come «disponibilità di dare la vita, accettare la passione». «In questo momento - ha aggiunto - è impossibile non pensare all'impressionante confessione della fede che ci viene da tanti nostri fratelli in Siria, Nigeria e nei Paesi più martoriati dalle guerre e dal terrorismo. Anche per il loro sacrificio il Signore possa concedere a quei popoli la riconciliazione e la pace e ai nostri stanchi popoli europei quella speranza e fortezza indispensabile per affrontare la fatica dei tempi che ci sono da vivere». D'altronde, «tanta infelicità segnata talora da malinconia e depressione che sembra attanagliare il sofisticato uomo post-moderno non deriva forse dall'aver smarrito l'umanissima strada della santità?». E il cardinale Scola nel pomeriggio, dopo la Messa per i defunti celebrata al Monumentale si è fermato in preghiera al Famedio davanti alla lapide in cui sono appena stati iscritti i nomi di Carlo Maria Martini e di monsignor Luigi Padovese.
Poi ha sostato in preghiera davanti alla tomba di Alessandro Manzoni e a quella di don Luigi Giussani. Le persone sepolte nel Campo Santo sono «memoria storica», «risorsa inevitabile per l'edificazione della Milano nuova di cui abbiamo bisogno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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