di Giannino della Frattina
Perché almeno qualche volta, soprattutto nei passaggi più delicati, sarebbe il caso di essere più saggi. E saper distinguere la politica dall'amministrazione. Perché avere un credo e una bandiera (magari anche rossa) è cosa buona e giusta, ma essere sindaco o assessore, significa essere stato delegato a gestire una città. E questa è cosa diversa. Dato che i tombini per far defluire l'acqua quando piove non sono né di destra né di sinistra. E non sono né di destra, né di sinistra i vagoni della metropolitana che non si dovrebbero scontrare quando riportano a casa i pendolari. Per non parlare della sicurezza nei quartieri su cui dovrebbe esserci l'accordo di tutti. E così troppo spesso non è. Perché per Aristotele (e per sempre) la saggezza (fronesis) è la virtù di quelli che sanno amministrare bene la famiglia o lo Stato, in quanto sanno che cosa sia bene per loro stessi, ma soprattutto per gli altri. E la «politica» è amministrazione della «polis», della città-comunità «per il bene di tutti». Di tutti.
Ecco perché colpisce la gita sociale organizzata lunedì sera dal Comune con destinazione Palazzo Lombardia. Dove le sinistre (al plurale) avevano organizzato una chiassosa manifestazione per chiedere le dimissioni di Roberto Formigoni. In testa alla delegazione il vicesindaco Maria Grazia Guida, poi gli assessori Marco granelli (Sicurezza), Stefano Boeri (Cultura), Pierfrancesco Majorino (Politiche sociali), Lucia De Cesaris (Urbanistica) e Bruno Tabacci (Bilancio). Un'intera giunta in piazza a fianco di manifestanti urlanti e talvolta sguaiati. Come quelli dell'Idv che issavano cartelli per dare del «pisciaturu» al segretario lombardo della Lega Matteo Salvini, con il termine camorristico intercettato nelle conversazioni dell'ex assessore Domenico Zambetti arrestato con l'accusa di aver comprato voti. Non proprio un dibattito istituzionale quello a cui ha assistito Basilio Rizzo, rispettabilissimo e storico esponente della sinistra milanese più dura e pura, ma oggi presidente di quel consiglio comunale che dovrebbe rappresentare tutti i milanesi. Così come tutti i milanesi dovrebbe rappresentare il sindaco Giuliano Pisapia, ieri assente solo per un «precedente impegno». Ma presente via messaggio. «Milano e la Lombardia - sentenziava con tono tribunizio - si dovevano ribellare a un potere ormai morente di cui vediamo ogni giorno gli effetti devastanti». E, parlando delle criminalità organizzata, «grandi sono le responsabilità di chi, governando questa Regione, ha permesso che ciò potesse accadere».
È chiaro che le opinioni, se non lesive della dignità altrui, son tutte legittime. Ma è anche vero che Regione e Comune sono enti pubblici con il compito di amministrare il territorio. In concordia e armonia.
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