Si vota Cascina Merlata ma Sala scappa dall'aula per evitare il «conflitto»

Sul centro commerciale eredità del 2015 il sindaco si defila e l'opposizione insorge

(...) La Cascina Merlata spa concesse in comodato 'uso gratuito i terreni e per recuperare i 5 milioni di danni stimati per il fermo del cantiere chiese il cambio di destinazione d'uso, da funzione ricettiva (gli hotel non sarebbero stati più necessari a fine evento) a commercio, e il cambio di volumetria per realizzare un grande centro commerciale da 55mila metri quadrati, il più grande - dopo quello di Arese - nell'area di Milano. La delibera è rimasta a lungo nei cassetti del Comune, non l'ha portata in aula l'ex vicesindaco Pd Ada Lucia De Cesaris e ha tenporeggiato anche l'ultimo assessore all'Urbanistica della giunta Pisapia, Alessandro Balducci. É toccato a Pierfrancesco Maran recuperarla, ha firmato l'atto in giunta il 24 novembre e la scadenza per ottenere il via libera in consiglio era fissato per domani. Vista la delicatezza e il doppio ruolo di Sala nella vicenda, l'opposizione ha chiesto da subito dieci giorni fa che fosse presente e si assumesse la responsabilità del voto e ha ri-ottenuto la conferma, messa a verbale, del capogruppo Pd Filippo Barberis ancora mercoledì. Ma ieri alle 16 la seduta si è aperta con la poltrona rossa vuota. Il centrodestra ha chiesto l'immediata sospensione dei lavori fino all'arrivo del sindaco. Imbarazzo tra i banchi Pd e degli assessori presenti. Il sindaco a inizio seduta era nel suo ufficio, poi si è recato in Fondazione Fiera per un incontro i vertici e il governatore della Regione Roberto per un confronto sul caso di Fiera Milano e sulla richiesta di commissariamento dei vertici della società avanzata dal pm della Dda Paolo Storari sulla vicenda giudiziaria in corso, hanno approfondito il quadro giudiziario. L'aula è rimasta ferma fino alle 19. É arrivato teso e ha riferito prima a porte chiuse ai capigruppo l'intenzione di astenersi dal voto sulla delibera: «Mi avete detto per giorni che ero in conflitto di interesse, accolgo la vostra richiesta». Ma Parisi ha reagito duro al tentativo di ribaltare le ragioni della scelta in capo all'opposizione: «Se non voti confermi che abbiamo ragione». La delibera viene messa ai voti e passa con 25 voti di maggioranza, ma quando squilla la campanella il sindaco si alza e fugge veloce tra gli slogan del centrodestra. Vota contro anche il Pd Carlo Monguzzi, ambientalista («non serve l'ennesimo centro commerciale»). Duro nel suo intervento Basilio Rizzo, ricorda come il progetto sia in mano «a Euromilano (società immobiliare di cui fanno parte Intesa San Paolo, Unipol, Prospettive Urbane, Brioschi)» e già a luglio è stato «annunciato il contratto preliminare di vendita del centro, già con la promessa di 55mila metri quadrati al fondo arabo» (Fawaz Abdulaziz al Hokair Real Estate Co, società della famiglia reale saudita Al Saul). «Vuol dire - continua - che votiamo una decisione presa altrove, è intollerabile che il consiglio esegua ordini che vengono dai poteri forti». É evidente, affonda anche Parisi, «che con il suo non voto Sala conferma di avere un problema di conflitto di interesse e non può fare il sindaco in modo sereno, su quanto riguarda Expo e il dopo Expo. Anzi, rinunci immediatamente alla sua delega sul Post Expo».

Per Gianluca Comazzi (Fi) «è un segnale grave di instabilità», Alessandro Morelli (Lega) lo definisce «uno Schettino qualsiasi» e il 5 Stelle Corrado conferma che «con questo atto ha dimostrato che non ha la serenità né le qualità morali per fare il sindaco».

Chiara Campo

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