Giallo in Camera del Lavoro: chi ha pagato la campagna elettorale di Onorio Rosati, il segretario della Cgil milanese passato in politica e divenuto consigliere regionale nelle liste del Pd? I vertici nazionali del sindacato «rosso» stanno compiendo una serie di accertamenti, evidentemente finalizzati ad accettare se la Cgil abbia contribuito in qualche modo alle spese di Rosati. Ma per Rosati, che si definisce «molto incazzato» per quanto sta avvenendo, il giallo semplicemente non esiste: «Nessun contributo dalla Cgil, assolutamente. Avevo un gruppo di persone che volontariamente mi hanno aiutato in campagna elettorale. Per le spese ho utilizzato soldi della mia famiglia, e sottoscrizioni da parte di compagni e compagne». E il giallo, a questo punto, diventa un altro: chi sta cercando di gettare ombre antipatiche su Rosati, che nelle divisioni interne al Partito democratico è risolutamente schierato con l'ala sinistra e con l'opposizione alla segreteria di Matteo Renzi?
Sono domande che sarebbero state impensabili in un tempo recente, quando lo sbarco in Parlamento del capo della Cgil milanese era prassi quasi statutaria, e l'intera organizzazione al momento delle elezioni si faceva punto d'orgoglio di sommergere il suo leader di voti di preferenza. Ma nel sindacato dell'era Pd la compattezza è un ricordo e gli scontri sono aspri. Al punto che ieri, mentre i sostenitori di Rosati parlano nientemeno che di «macchina del fango» e puntano il dito contro i vertici renziani, Onorio Rosati invece ipotizza esplicitamente che la manovra contro di lui venga dall'interno stesso della Cgil: «Ritengo piuttosto che certe voci provengano dal mondo sindacale, da parte di persone che vogliono danneggiarmi», dice al Giornale il consigliere. Che aggiunge: «Comunque le ispezioni in corso che non riguardano la mia persona, voglio sottolinearlo, termineranno nei prossimi giorni e sono certo che tutto ciò che riguarderebbe la mia persona verrà definitivamente e positivamente chiarito».
Come sia nata l'ispezione, la Cgil nazionale non lo dice, nel senso che l'ufficio stampa non risponde neanche alle telefonate. L'ipotesi più verosimile è che sia partito un esposto, firmato o meno, ed è probabilmente a questo che Rosati si riferisce quando parla di voci provenienti «dal mondo sindacale». Di certo c'è che tra i numerosi amici che ieri gli esprimono sostegno sulla sua pagina Facebook sono diversi a vedere una matrice più politica che sindacale nei veleni contro l'ex segretario della Camera del Lavoro.
E c'è anche chi sostiene che si tratta di una manovra preventiva per delegittimare Rosati in vista di una sua candidatura alle primarie del centrosinistra per la scelta del sindaco di Milano: candidatura di cui, a dire il vero, si era parlato finora solo come una ipotesi poco accreditata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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