Il sindaco non vede islamici. E il Pd parla di "neofascisti"

Arriva la condanna (a metà) dei cori fanatici ai cortei. E la Procura apre un fascicolo per istigazione all'odio

Il sindaco non vede islamici. E il Pd parla di "neofascisti"

Antisemitismo nei cortei per Gerusalemme: il caso non è chiuso. Sul fronte politico, oggi c'è finalmente la condanna da parte del sindaco Beppe Sala: la presa di posizione che era stata invocata e richiesta espressamente dalla Comunità ebraica alla fine è arrivata, ieri, ma tardiva e maldestra. Il Pd ha depositato una denuncia, firmata dal deputato Emanuele Fiano e dal segretario Pietro Bussolati, contro gli autori degli slogan anti ebraici, ma poi li ha rubricati come «segnali di una deriva xenofoba e antisemita, dalla matrice neofascista». Il sindaco, invece, si è detto sgomento per i cori «antisemiti, violenti e intollerabili» ma ha evitato ogni riferimento alla matrice islamica, condannando genericamente gli «estremismi di ogni forma e colore».

Intanto la procura ha aperto un fascicolo per «istigazione all'odio razziale». Certo, non potevano passare inosservate a lungo le manifestazioni convocate dalle associazioni filopalestinesi il 9 e il 16 dicembre scorso per protestare contro la decisione del presidente Usa Donald Trump di spostare a Gerusalemme l'ambasciata americana in Israele. A Milano sono risuonati inni all'Intifada, parole di odio contro Israele, e in particolare ha colpito uno degli slogan uditi nel corso del sit-in di piazza Cavour: il coro, documentato dal «Foglio» con un articolo e un video del 29 dicembre, è una sorta di grido di guerra che ricorda un'antica pulizia etnica subita dagli ebrei nell'oasi di Khaibar per mano delle «armate di Maometto», e oggi viene ripetuto minacciosamente per evocare nuovi stermini.

«Intollerabile gesto» lo ha definito anche la consigliera comunale musulmana Sumaya Abdel Qader, che prudentemente si era tenuta alla larga dai cortei. «Oltre al tono antisemita non ammissibile - ha detto - le allusioni a Khaibar sono sinonimo di ignoranza storica e volgare strumentalizzazione della religione di cui mi vergogno». Parole più chiare forse di quelle dal sindaco. «Milano, medaglia d'oro alla Resistenza - ha detto Sala fra l'altro - non può permettere un così avvilente spettacolo, che fa scempio della sua memoria e di quella dei suoi cittadini - ebrei e non - che hanno dato la loro vita per difendere la libertà, principio alla base di ogni democrazia». Il centrodestra ha attaccato pesantemente con Silvia Sardone e Stefano Maullu (Fi), Riccardo De Corato (Fdi) e Paolo Grimoldi (Lega), che ha parlato di «incredibile ipocrisia» e «lacrime di coccodrillo con quasi un mese di ritardo». Resta inevaso il nodo dei rapporti coi promotori dei cortei. «Mi permetto una domanda - ha scritto Davide Romano, assessore della Comunità ebraica - l'associazione che ha organizzato quella manifestazione (Associazione dei palestinesi in Italia) ha condannato quelle parole degne dell'Isis?».

Palazzo Marino, insomma, ha fatto il minimo sindacale, e se al momento viene archiviata l'ipotesi di una clamorosa protesta prospettata da qualcuno (disertare la Giornata della memoria) il caso resta aperto, o meglio chiuso solo a metà.

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