Sono una decina i centri sociali con i giorni contati

Ci sono però realtà intoccabili come polveriere. Tra queste soprattutto la Panetteria Occupata e Villa Litta

Sono una decina i centri sociali con i giorni contati

Alcuni hanno cambiato pelle, orientamento, modo di porsi. Trasformandosi in realtà completamente diverse da quelle originali, praticamente irriconoscibili. Come l'Ambulatorio Popolare di via dei Transiti, che è diventato proprio un ambulatorio a tutti gli effetti dove ciascuno paga l'affitto. Oppure il Micene nell'omonima via, che occupa da vent'anni ma non fa mai parlare di sé o il Piano Terra di via Confalonieri che è un vero laboratorio di artisti. Per il Leoncavallo sappiamo poi come sta andando, il Vittoria paga l'affitto da una vita, mentre il Casa Loca di viale Sarca non ha attriti con la proprietà degli spazi occupati, la Pirelli, che permette ai ragazzi di restare lì: chiamarli centri sociali sarebbe insomma un po' eccessivo.

Le realtà eversive, i centri da sgomberare prima di Expo (in Comune vorrebbero vederli sparire prima dell'arrivo dei capi di stato, in ottobre, ma figuriamoci....) sono ben altri. In cima alla lista ci sono i centri più silenziosi ma dove maturano ideologie e personaggi potenzialmente pericolosissimi: in testa la Panetteria Occupata di via Conte Rosso (sono lì dal 1991) e Villa Litta Okkupata in via Litta Modignani (dal 1998). Quando qualcuno pensa al ritorno delle Br, ai duri e puri dell'autonomia, o ai fiancheggiatori degli anarchici che uccidono, il pensiero corre subito lì. Elementi eversivi da non sottovalutare sono anche tra i «bottiglieri» della Latteria Occupata di via Watt.

Occupano abusivamente anche il Lambretta in via Apollodoro, il Torchiera davanti al Cimitero Maggiore, lo Spazio di mutuo soccorso di piazza Stuparich gestito dai ragazzi del Cantiere di via Monte Rosa, il Circolo dei Malfattori in Ripa di Porta Ticinese, e Macao nell'ex macello di viale Molise.

«Non puoi sgomberare un centro sociale rischiando che poi

questi ragazzi vadano ad occupare altrove» commenta saggiamente qualcuno alla Digos.

Soprattutto con personaggi come quelli di via Conte Rosso o del Litta. Che «ragazzi» non sono per niente e forse non lo sono mai stati.

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