Sos pompieri Mancano 200 capi reparto

Quando arrivano a sirene spiegate è perché c’è qualcosa di grosso che non va: incidenti stradali, incendi o calamità naturali. I vigili del fuoco sono degli angeli custodi che, in un modo o nell’altro, cercano di tirarci fuori da situazioni poco piacevoli. In Lombardia questa missione però si fa di giorno in giorno sempre più difficile. Il motivo? La mancanza di personale qualificato. Il bilancio è presto fatto: nei comandi provinciali dei vigili del fuoco ci sono solamente 59 capi reparto su 266 che dovrebbero esserci, per non parlare dei capi squadra che sono 644 su 862 previsti. Questo dato si traduce sul piano operativo con un problema di qualità dell’intervento a scapito della sicurezza del cittadino. Al momento della chiamata di soccorso, a uscire su territorio è una squadra di pompieri coordinata dal proprio capo, ma nel caso in cui dovesse essere richiesta la cooperazione di più squadre, a chi spetta il comando? Ovviamente al capo reparto, se solo questo ci fosse.
Dal censimento sui vari comandi emergono dati allarmanti. Prendiamo ad esempio Mantova, dove i capi reparto non ci sono proprio e i capi squadra sono 34 su 56. Difficile stabilire chi comanderebbe nel caso di un’uscita coordinata. Ma la musica non cambia di comando in comando: a Pavia i capi reparto mancanti sono l’87%, a Brescia addirittura il 92%, a Lecco l’87%, a Lodi e Bergamo il 75% e via dicendo. In controtendenza il dato dei vigili del fuoco permanenti è sovradimensionato rispetto ai parametri stabiliti, ma è chiaro che ci si ritrovi in una situazione paradossale.
«Una soluzione a questa situazione potrebbe essere quella di un piano di assunzioni pluriennale con cui potenziare le attuali dotazioni organiche del Corpo - spiega il coordinatore regionale Cgil vigili del fuoco, Massimo Ferrari -. La carenza di personale qualificato infatti incide sulla qualità del servizio reso al cittadino e sulla formazione dello stesso personale».
Ma i problemi dei nostri pompieri non sono solo circoscritti alla sola sfera del personale. Tanto per cambiare, anche il parco mezzi avrebbe bisogno di una «rinfrescata» mica male. «La maggior parte dei mezzi operativi di cui disponiamo hanno almeno una ventina d’anni - conclude Ferrari -.

Per dare il nostro contributo in Abruzzo dopo il terremoto, siamo scesi con i nostri mezzi per prestare soccorso. Insomma, vuoi gli anni e i chilometri, alcuni dei nostri colleghi sono rimasti a piedi abbandonati per strada dal loro mezzo».

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