Cronaca locale

"Sottopagati e maltrattati. Perché i medici di base sono ormai introvabili"

Il presidente dell'Ordine dei medici, Roberto Rossi, lancia l'allarme: "Troppa burocrazia, orari massacranti e aggressioni di pazienti"

"Sottopagati e maltrattati. Perché i medici di base sono ormai introvabili"

La Regione ha appena pubblicato il bando per 1.666 posti da medico di base in Lombardia, 316 nel territorio dell'Ats Città di Milano. Ci sono degli ambiti definiti «disagiati» dove per tre volte è stato messo a bando il posto, senza riscontro. Roberto Rossi, presidente dell'Ordine dei Medici di Milano e provincia, perchè nessuno vuol fare più il medico di base?

«La risposta è semplicissima: il lavoro è mal pagato e gli oneri burocratici sono tantissimi. Un medico di base massimalista, ovvero che raggiunge il tetto massimo di 1.500 pazienti consentiti, prende 38 euro lordi a paziente all'anno, il che fa circa 4.750 euro lordi al mese, cui bisogna togliere il 20 per cento di ritenuta d'acconto più un altro 20 per cento di tasse. A questo bisogna sottrarre il costo dello studio: a Milano in zona Certosa io spendo 1500 euro al mese solo di affitto, cui vanno aggiunte le bollette, il costo della segretaria ed eventualmente dell'infermiere. In sostanza guadagnano 2000 euro netti al mese. Chi andrebbe a fare un lavoro del genere, con questo stipendio? Sapendo quella che è la mole di lavoro che lo attende? Nonostante i proclami negativi dei politici e la campagna di cattiva stampa che è stata lanciata, secondo cui i medici di base sarebbero impegnati pochissimo tempo, noi lavoriamo tutto il giorno e ci portiamo a casa anche il lavoro nel week end».

Cioè?

«Dobbiamo assolvere a una mole di pratiche burocratiche che hanno ormai superato la parte clinica, cioè le segnalazioni all'Ats, la prenotazioni, i certificati, i portali da compilare, impossibili da svolgere durante l'orario di lavoro. Ci sono poi le telefonate, le mail e i messaggi whatsapp dei pazienti cui rispondere».

Tra i criteri che definiscono una zona come «disagiata» c'è anche la composizione della popolazione: oltre la metà dei pazienti con più di 65 anni...

«I pazienti anziani hanno molto più esigenze rispetto ai pazienti più giovani, oltre a essere più presenti in studio. In sostanza aumentando molto il carico di lavoro».

Almeno ci sarà qualche motivo di soddisfazione...

«No, da un lato per la campagna mediatica sfavorevole che stiamo subendo e, dall'altro perchè arrivano in studio cittadini con informazioni sbagliate in ambito burocratico o sanitaria, ovvero quello che concerne il green pass o le vaccinazioni. Si creano delle false aspettative o idee sbagliate, su quelle che sono le nostre competenze, che ci portano ad avere attriti con i pazienti. In sostanza veniamo trattati come se fossimo dei punti informazione. A Milano e provincia si registrano almeno due casi a settimana di aggressioni: fisiche e atti di vandalismo agli studi. Così anche gli esposti sono triplicati negli ultimi due anni arrivando alla cifra di 30 al giorno per 27mila medici tra Milano e provincia: si tratta di richieste di sanzioni disciplinari contro gli iscritti da parte dei pazienti. Due anni di pandemia hanno incrinato i rapporto medico-paziente».

C'è poi il delicato tema della formazione: su 600 borse di studio, si sono presentati in 530...

«Ogni Regione organizza un corso di specializzazione in medicina generale post laurea, mettendo a disposizione ogni anno delle borse di studio, ovvero i posti per i corsi, che però non sono così attrattivi, se sono rimasti vacanti.

Un problema è che una legge degli anni Novanta non equipara le specialità mediche al corso di formazione per medico di medicina generale, con ricadute sotto il profilo del titolo (non è un corso gestito dall'università), e del compenso: se uno specializzando, infatti, percepisce 1400 euro netti al mese, chi frequenta il corso regionale prende 800 euro lordi».

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