Ci sono anche Renzo Bossi, figlio del «Senatur», e Nicole Minetti tra i 31 ex consiglieri regionali della giunta Formigoni contro i quali la Regione Lombardia ha chiesto di costituirsi come parte civile per un risarcimento danni in caso di condanne nel maxi processo milanese sulle presunte spese allegre con i soldi pubblici.
Tra le richieste di rimborsi ingiustificati per pranzi, cene e «altri servizi di presunta rappresentanza» presentate fra il 2008 e il 2010, tanto per dare un'idea, figurano cocktails, libri, caramelle, gratta e vinci, mobili dell'Ikea e Iphone, giornali, sigarette.
«L'accordo» che era stato raggiunto tra il Pirellone e i consiglieri prevedeva che se i consiglieri avessero rimborsato le cifre «incriminate» entro il 30 giugno, la Regione non si sarebbe costituita parte civile. A oggi, dunque, giorno dell'udienza, sono 26 i politici che hanno risarcito le casse regionali degli importi contestati. Tra chi invece ha ritenuto di non dover restituire le somme contestate, anche l'ex consigliera di Sel Chiara Cremonesi che ieri ha consegnato 10 faldoni contenenti bolle, scontrini e relazioni scritte.
Si è tenuta ieri nell'aula della decima sezione penale del Tribunale di Milano la prima udienza contro 57 tra consiglieri ed ex consiglieri del Pirellone. Il giudice ha rinviato, fissando la prossima udienza al 15 settembre.
A Nicole Minetti la Procura di Milano ha contestato spese indebite con i rimborsi dei gruppi consiliari per 19.651,96 euro, soldi in gran parte usati per ristoranti e bar, ma anche per l'acquisto di oggettistica all'Ikea e del libro Mignottocrazia di Paolo Guzzanti. Al secondogenito di Umberto Bossi, Renzo, invece, viene contestata la somma complessiva di 15.757,21 euro per aver messo in conto caramelle, gomme da masticare, cocktail come Mojito, Campari e Negroni, patatine, barrette ipocaloriche, giornali, sigarette, un IPhone con custodia protettiva, carica batterie, auricolari, un computer e il libro Carta Straccia di Giampaolo Pansa.
Antonella Forloni, avvocato della Regione, spiega il motivo per cui il Pirellone ha deciso di costituirsi solo nei confronti di chi non ha ancora risarcito gli importi: «In 26 hanno risarcito il danno patrimoniale e di immagine arrecato all'ente. In base alla sentenza, decideremo se rivalerci in sede civile anche per chi ha già restituito le somme. Lo faremo solo nel caso in cui emergesse nel processo che il danno patrimoniale reale era maggiore di quello già risarcito».
Le associazioni a difesa dei consumatori Codacons e Codici Lombardia si sono costituite come parti civili verso i 57 consiglieri a processo, ritenendo «ugualmente gravi le posizioni di chi ha risarcito, peraltro tardivamente, e di chi invece non lo ha fatto».
Complessivamente, le spese contestate dalla Procura - per il solo biennio 2008/2010 - ammontano a tre milioni di euro. Le somme rese invece arrivano a 400mila euro complessivi.
Fra le «spese istituzionali» contestate dai pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio ci sono anche pranzi a base di sushi, l'acquisto di torroni, schermi tv e smartphone. Una mole di beni per cui i consiglieri sono stati chiamati a produrre documentazione e pezze giustificative.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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