"Lo sport non urla ma sta morendo e va salvato"

Il Presidente Contardi: "Un danno economico enorme, ma anche sociale e sanitario"

"Lo sport non urla ma sta morendo e va salvato"

Piscine, palestre e centri sportivi non riaprono. I tecnici frenano e il ministro della Salute Roberto Speranza conferma tutte le misure almeno fino a Pasqua visto che il prossimo dpcm varrà dal 6 marzo al 6 aprile : «Non ci sono le condizioni epidemiologiche per abbassare le misure di contrasto alla pandemia...» aveva detto nei giorni scorsi il ministro in Senato. Così gli impianti restano chiusi. E per il mondo dello sport l'emergenza rischia di diventare un de profundis. Una situazione drammatica riassunta nell'appello di A.R.I.S.A-Confcommercio, l'associazione lombarda che riunisce il mondo degli imprenditori dello sport e di palestre, piscine, centri fitness, al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro della Salute e a tutti i presidenti delle Regioni. Una lettera firmata dal presidente dell'Associazione Marco Contardi che spiega che ormai il tempo per far qualcosa sta per finire: «Il nostro è un settore ad oggi quasi dimenticato che non urla e non manifesta ma non per questo deve essere lasciato morire di inedia- scrive La crisi pandemica ha provocato un mancato flusso economico di oltre 9,5 miliardi di euro, indotto da oltre otto mesi di chiusura e da ulteriori cinque di aperture parziali e contingentate». Un danno economico-finanziario che sta condannando alla chiusura definitiva molti centri sportivi. «E chi «sopravviverà- scrive Contardi- avrà bisogno di importanti sussidi per far fronte agli elevati costi di gestione e manutenzione che, seppur con impianti chiusi, devono essere svolti con regolarità per non danneggiare irrimediabilmente le strutture». Contardi ricorda innanzitutto le cifre: sono più di 100 mila i centri sportivi con allenatori e tecnici e 20 milioni gli utenti che chiedono di poter riprendere la loro attività. Ma il punto non è soltanto quello, drammatico, della condizione economica delle imprese del comparto e della conseguente ricaduta occupazionale.

Questa vasta e prolungata chiusura degli impianti sta provocando forti danni anche sociali e sanitari: «Attività motoria e benessere fisico e mentale sono elementi irrinunciabili soprattutto per la prevenzione sanitaria- sottolinea Contardi - Sono milioni le persone anziane e meno anziane che non riescono a svolgere tutte quelle attività motorie utili al loro stato fisico, per non parlare dei ragazzi con disabilità...». E per non parlare di tutti quei giovani atleti che il mondo dello sport dilettantisco ormai ha già perso per strada.

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