Sono le 14.15 di ieri quando l'ospedale Niguarda annuncia la convocazione della commissione medico legale per l'inizio della procedura di accertamento di morte cerebrale. Alberto Famoso - il tassista 68enne aggredito domenica sera in via Morgagni durante una lite per ragioni di viabilità da un consulente informatico di 48 anni, Davide Guglielmo Righi - non c'è più. Nel reparto di neurochirurgia i famigliari non hanno mai smesso di sperare in un miracolo. Alle 20.15, dopo le sei ore di osservazione dell'attività cerebrale previste dal protocollo e la dichiarazione ufficiale di morta avvenuta, la moglie Giovanna con i figli Stefano e Federico, 37 e 34 anni, si abbracciano stretti. «Non doveva finire così, non riusciamo a rassegnarci» si fa sfuggire tra le lacrime Andrea, uno dei fratelli di Alfredo, anche lui ex tassista ora in pensione. Fino a ieri sera la famiglia Famoso non aveva deciso nulla in merito a un possibile espianto degli organi. Nel novembre 2010 i parenti del 45enne Luca Massari, l'altro tassista ucciso a Milano durante un'aggressione, pur desiderando donare gli organi del defunto, non avevano potuto farlo perché, dopo 31 giorni di coma, c'era stato un deterioramento dei tessuti.
In via Plinio, la strada dove Righi vive con la sua compagna 37enne incinta di 8 mesi e proprio a due passi dal luogo della lite mortale, tutti sono consapevoli che, con la morte di Famoso, la posizione del consulente informatico si è aggravata: l'uomo adesso non risponde più di tentato omicidio bensì di omicidio volontario. Così adesso diventa determinante il risultato dell'autopsia sulla salma che resta a disposizione dell'autorità giudiziaria. In sostanza, il pm Maria Teresa Latella e il procuratore aggiunto Alberto Nobili, che contestano al 48enne la volontarietà dell'aggressione nella forma giuridica del cosiddetto dolo eventuale, ossia l'accettazione del rischio e della possibilità «che l'evento si verifichi», ora dovranno chiarire le reali cause della morte di Famoso, cioè come e in che misura l'aggressione abbia realmente causato il decesso del tassista.
Secondo la ricostruzione della polizia domenica sera il consulente informatico, allontanatosi da via Morgagni poco dopo l'aggressione, ha fornito a un maresciallo della Guardia di finanza che si trovava sul posto un numero telefonico e un indirizzo in zona Niguarda. Promettendo di voler accompagnare a casa la compagna in dolce attesa e comprensibilmente scioccata dall'accaduto, ma anche di tornare subito. Tuttavia non solo non si è più fatto vivo ma non ha mai risposto a quel numero. I testimoni hanno spiegato che l'uomo ha lanciato la confezione di bottiglie d'acqua contro lo specchietto del taxi.
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