Cronaca locale

Strani intrecci e avventurieri A rischio la gara in Galleria

Al bando per la riassegnazione di due ristoranti storici partecipano dieci società. Ma molte non sono in regola

Un assalto alla diligenza. Doveva essere, nelle intenzioni dell'Autorità anti corruzione e del Comune, un modo di aprire al mercato e di alzare l'asticella del prestigio dei marchi in campo. Invece la gara per l'assegnazione di importanti spazi nella Galleria Vittorio Emanuele II rischia di diventare la scorribanda di avventurieri e prestigiatori della partita Iva.

O peggio, di saltare. Se è vero, come risulta delle verifiche del Giornale, che la maggior parte delle società concorrenti non ha le carte in regola. Delle dieci imprese in corsa, almeno sei vìolano la regola numero uno del bando. In palio ci sono gli spazi storicamente occupati dal ristorante Salotto di Milano («lotto 1») e quelli della Locanda del Gatto Rosso («lotto 2»). I locali si trovano uno nel braccio lungo della Galleria, nella metà che termina in piazza della Scala. L'altro nel braccio corto, verso via Ugo Foscolo. Palazzo Marino ha stabilito che una società non può partecipare, direttamente o indirettamente, per entrambi i lotti. Ma se si scava tra legami societari e nomi ricorrenti sono appunto gli intrecci il peccato originale che potrebbe decimare il gruppo dei pretendenti.

Roberto Bernardelli, veterano dell'ospitalità milanese e proprietario di due hotel di lusso, concorre per il lotto 2 con la Carola srl, di cui è consigliere sua moglie Vesna Zarkov. La Signora Bernardelli presenta domanda anche per il lotto 1 attraverso la Micedo srl, di cui prima di lei era amministratore il marito e di cui lo stesso detiene il 51 per cento (attraverso Carola srl). Ma ecco altri incroci. A contendere il lotto 1 sono, tra gli altri, la Molino 6-678 sas e una Ati (una cordata temporanea) formata dalle società Money srl ed Edamame srl. Ognuna ha legami con società che concorrono al lotto 2. Amministratore della Molino 6-678 è Ivan Colombo, ex amministratore della Prima C snc, che partecipa per il lotto 2. La Prima C è un'impresa interessante. Risulta di proprietà dei cittadini albanesi Enri Palla e Gentian Koko e ha un capitale sociale di appena 2mila euro. I due sono amministratori da meno di un anno e fin qui la loro società ha gestito un bar nel mezzanino della metropolitana di Duomo (che era anche sede legale). Palla infine è socio nella Nausicaa degli Abbate, una famiglia di origine napoletana da anni attiva in edicole e bar sempre delle stazioni della metro. Più intricato è il legame tra Money ed Edamame da una parte e la Ati che aspira al lotto 2, composta da Pinterrè srl e Safe srl. Dai due lati si replica l'inedita alleanza tra napoletani e giapponesi. Patron della Edamame è il nipponico Shintaro Akatsu, che però è contemporaneamente il titolare della Safe (che per esteso infatti si chiama Shintaro Akatsu Food & Entertainment srl). Non solo. Della compagna di cordata Pinterrè è stato amministratore Carlo Pane, imprenditore sardo trapiantato a Napoli che oggi guida la Money.

Se poi si allarga il cono di luce, si scopre che Money e Pinterrè fanno parte di un'orbita partenopea già fortemente rappresentata in Galleria. A cominciare dalla pizzeria Regina negli ex spazi della Banca Ponti, gestita dal 2014 sempre grazie a un appalto comunale dalla Vanilla, controllata a sua volta dalla Pinterrè e amministrata dallo stesso Pane. L'amministratore di Pinterrè è invece Gianluca Lupo amministratore anche della Lievito Madre, che in largo Corsia de' Servi gestisce la pizzeria Sorbillo. Accanto, il ristorante Izakaya Sampei, del solito Akatsu. Una costola di Sorbillo poi, che fa la pizza fritta in via Agnello, è controllata dalla Arpacaio srl, amministrata da Sergio Maiorino che guida pure la Vanilla. E non è tutto: la Arpacaio è controllata al 50% da Ciao Pizza srl, di cui ex presidente è il napoletano Massimo Sanità, oggi socio con il 46 per cento (attraverso Media P) nonché amministratore della F&C group che gestisce la catena Fresco e Cimmino. Ma perché tanti intrecci? Di certo la Vanilla non può partecipare al nuovo bando, in quanto morosa con il Comune per 35mila euro.

Con la «schermo» Pinterrè però torna in gioco. L'arbitro non ha nulla in contrario?

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