Alberto Giannoni
Vincere ma non troppo. La cinghia di trasmissione di umori e parole d'ordine funziona egregiamente nella Lega. E sulla Tav, è chiaro che il Carroccio non vuole correre troppo, non vuole stravincere su quelli che sono pur sempre gli alleati di governo, i grillini che devono incassare l'ennesima sconfitta su un tema fondativo.
Come sempre, è Matteo Salvini a dare il tono. E Salvini, alla scuola di formazione politica della Lega, ha l'aria di chi è soddisfatto e non vuole infierire. Così, anche i commenti in casa leghista oggi sono misurati, la cautela impera. Non che l'argomento non interessi, anzi, Dio solo sa quanto i leghisti lombardi abbiano storicamente a cuore le esigenze del Nord produttivo, e prima fra tutte la partita delle infrastrutture, da tempo in cima alla lista delle cose «da fare» per tutte le categorie economiche che contano, da Assolombarda a Confartigianato.
Sul sì alla Tav, i leghisti si sono mossi in tempi non sospetti come nelle ore decisive. Giovedì, alla viglia del braccio di ferro nel governo, il governatore Attilio Fontana definiva «impensabile» lo stop ai bandi. «Ho detto fin dal primo momento - scandiva - e lo ribadisco ancora, che ritengo la Tav un'opera #fondamentale per la Lombardia, perché può portare a uno sviluppo importante del territorio: credo non ci si debba fermare». E il presidente di commissione Attività produttive, Gianmarco Senna, condividendo una dichiarazione di Matteo Salvini («L'opera va fatta»), chiariva che «un'opera così fondamentale deve essere fatta», «per l'Italia e gli italiani». E ancora, il vicepresidente della commissione Attività produttive, Andrea Monti, chiedeva: «Come si fa ad essere contro un treno? Un treno! Avanti a rispettare il contratto di governo: ridiscutere la Tav ma realizzarla».
E alla fine, la ridiscussione c'è, la rinegoziazione con la Francia viene evocata, la soluzione tecnica trovata dal presidente del Consiglio ha un margine di ambiguità tale da consentire anche ai grillini di cantare vittoria con i propri elettori, tanto che un 5 Stelle lombardo come il candidato presidente Dario Violi ostenta una vittoria che non c'è: «Bene il passo indietro di Salvini» dice, e gli risponde il sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri: «Non c'è nessuna resa da nessuna parte perché non ci sono guerre in corso».
Siri è l'ideatore della scuola politica della Lega di corso Venezia. E parlando con i giornalisti, e poi con gli allievi della scuola in corso Venezia , Salvini resta cauto sulla Tav e accelera su tutte le infrastrutture, citando fra le cose che si devono fare la Pedemontana, il Terzo valico e l'Alta velocità Brescia-Verona-Vicenza.
Fontana si dice convinto che alla fine la Tav si farà, «perché è un'opera fondamentale per il futuro del Paese» e giudica la «disponibilità ad esaminare ulteriori dettagli» come una dimostrazione di buonsenso di Salvini.
E anche Monti, senza ostentarlo troppo, può togliersi un sassolino dalle scarpe: «Mesi fa in aula, durante l'intervento sulla mozione, dissi al gruppo 5 Stelle che dopo il Tap loro cambieranno idea anche sai Tav e Pedemotnana e piano piano i fatti mi daranno ragione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.