Mentre a Roma il Pd è lacerato dalla guerra tra Matteo Renzi e Gianni Cuperlo, in Lombardia regna (almeno apparentemente) la pace. Tanto che a meno di un'uscita della civatiana Diana De Marchi, Alessandro Alfieri potrebbe essere l'unico candidato al vertice regionale e il giovane segretario provinciale Pietro Bussolati ritiene di godere del consenso sufficiente per poter già pensare al candidato sindaco. Magari evitando la trappola delle primarie. Poco convinti che Giuliano Pisapia resisterà alla tentazione di un ruolo nazionale, magari da ministro in un governo Renzi a fare il volto presentabile della sinistra radicale, il Pd vuole un avversario forte per Maurizio Lupi. Uomini vicini a Bussolati raccontano di una faccia nuova, possibilmente un tecnico che abbia dato buona prova di sé, magari senza colore politico e compromissioni con vecchie gerarchie di partito. L'identikit di Giuseppe Sala, l'amministratore delegato di Expo e commissario unico del governo per l'evento del 2015 che sarebbe il perfetto trampolino di lancio per il voto a maggio 2016. Uno che a Palazzo Marino è già stato portato da Letizia Moratti come direttore generale. Una strategia che ha fatto innervosire Pisapia che con il Pd ha da tempo in corso un braccio di ferro.
Prossima sfida la nomina del presidente Atm: a fine gennaio l'apertura del bando e ad aprile l'ultimo cda. Ma Pisapia ha già mostrato i muscoli al Pd, puntando sulla riconferma di Bruno Rota. Uomo che può contare sull'appoggio del sindaco, ma che incontra qualche difficoltà. Perché a proporlo per sostituire un manager che oggi si dice piuttosto rimpianto in Atm come Elio Catania, fu l'allora assessore Bruno Tabacci. Uno che con Milano si è lasciato piuttosto male, mollando il Bilancio al primo canto di una sirena romana. E poi sono noti i rapporti conflittuali di Rota con il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris e soprattutto con l'assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran, nato e cresciuto nel circolo 02Pd di via Eustachi di cui Bussolati è segretario. I due sono piuttosto legati. Entrambi vicini all'allora uomo forte del partito Filippo Penati, oggi navigano disinvolti verso lidi renziani. E proprio mercoledì Rota è stato chiamato come testimone al processo di Monza per le ipotesi di tangenti legate alla Serravalle di cui allora era presidente. E di Antonino Princiotta, il segretario generale della Provincia di Penati, Rota ha raccontato di un invito a dimettersi in cambio di un posto in un'altra società del gruppo. «Capii che voleva essere un modo per estromettere il Comune di Milano dalla gestione Serravalle e rifiutai - ha raccontato - Non avrei mai tradito la fiducia del sindaco Albertini». L'immagine di un manager fedele, ma le parole di Bussolati sono piuttosto chiare. «Rinnovamento e competenze - ha detto ieri ad Affaritaliani parlando anche di A2a - sono principi che valgono per tutte le società». Venerdì scorso l'ultimo incontro di Rota con Pisapia. E subito dopo la decisone di spazzar via la struttura comunicazione di Atm.
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