«Usiamo le caserme E lo Stato smetta di aprire ai clandestini»

L'assessore regionale al Territorio: «Pensiamo alle famiglie italiane La priorità è il reddito d'autonomia»

«A Brescia i dati della prefettura dicono che su 1200 richiedenti asilo solo due persone provengono da Paesi in stato di guerra». Viviana Beccalossi commenta così l'arrivo di nuovi profughi inviati in tutte le Regioni, inclusa la Lombardia, dal Viminale. L'assessore regionale al Territorio è di Brescia, ovvero una città dove la presenza di migranti è forte e, accanto a situazioni di integrazione, non mancano le tensioni. Oggi sarà a Milano, in via Padova, con Giorgia Meloni, Riccardo De Corato e Ignazio La Russa, per manifestare «in favore degli italiani». Dice La Russa: «C'è in atto una grande campagna per far dimenticare con il buonismo il problema drammatico dei morti in mare».

Assessore Beccalossi, solo due rifugiati su milleduecento arrivi? Forse i criteri sono ristrettivi...

«Anche se fossero cento, stiamo chiedendo ai prefetti di non accogliere clandestini quando lo Stato ha tagliato ogni contributo alle casse comunali. I sindaci devono tagliare i servizi e invece sono costretti a trovare le risorse per ospitare quelli che a mio avviso per il 90 per cento sono clandestini».

Si parla di accoglienza diffusa, in ogni famiglia. Qual è la sua proposta per l'emergenza?

«La famosa priorità è prima gli italiani e poi gli altri. In un periodo di crisi economica, è di tutta evidenza che lo Stato non può aprire le porte in modo indiscriminato».

C'è l'ipotesi di un nuovo hub oltre Bresso per accogliere i rifugiati. Lei che ne pensa?

«Penso che coloro che hanno diritto possano essere accolti nelle caserme, in luoghi chiusi, lontani dai centri storici. Mi interessa che siano controllati: ora molti escono e fanno quello che vogliono. Chi ha diritto ad essere accolto è bene che venga ospitato nelle caserme e non in alberghi e case sfitte. Non vorrei che qualcuno speculasse. Mi dicono che ci sono anche albergatori poco seri che tengono nei loro locali venti profughi per prendere i contributi e poi ne lasciano allontanare diciotto».

Lei ha detto che adesso la priorità per le casse regionali è il reddito d'autonomia. Per tutti?

«Serve il reddito di autonomia, o poco importa come lo si chiami, per sostenere le famiglie di italiani in difficoltà perché hanno in casa disabili, anziani, e magari hanno problemi d'affitto. Stiamo studiando un provvedimento perché il reddito d'autonomia possa essere esteso a stranieri residenti da almeno dieci anni. Gli italiani sono penalizzati».

Ci può spiegare in che cosa consiste questa penalizzazione?

«Utilizzando diversi criteri, le famiglie numerose vengono subito sorpassate dagli extracomunitari. E poi le famiglie con soli papà, mamma e un bambino sono sempre ultime nella graduatoria. Oggi è cambiata la società perché avere meno figli non sempre è una scelta e noi siamo destinati a venire sempre dopo gli extracomunitari».

Così non si rischia di alimentare forme di razzismo?

«Noi cerchiamo di arginare il razzismo al contrario. In tutte le graduatorie che stabiliscono chi possa avere diritto a determinati servizi, come le scuole materne, gli italiani vengono dopo.

A una donna in Val Trompia è stato chiesto di portare all'asilo fazzoletti perché non ci sono soldi e poi sono arrivati 30 clandestini. Si può essere generosi quando se ne ha di più. Adesso anche nelle provincie facoltose siamo in difficoltà. Si può permettere di fare il ganassa chi ha tanti soldi».

Twitter @sabricott

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