Non satollo di questi impegni ne ha assunti altri e importanti, nelle banche, Capitalia, Mediocredito Centrale, nelle aziende, Impregilo, comunque assiso sempre sulla sedia centrale, quella del presidente. Amava coricarsi presto per sveglie di primissima mattina. Ma la girandola di mandati lo ha portato a cambiare abitudini, dovendo frequentare anche siti internazionali, per gli incarichi ricevuti allinterno del Comitato olimpico internazionale (del Coni era già stato, ovviamente, presidente), dellUefa, della Fifa, costruendosi però una scomoda fama: sembra che abbia sempre fretta di tornare a casa, avendo altre faccende da sbrigare. E poi cè quel carattere un po (un po?) scontroso, a volte screanzato, con un linguaggio anche scurrile soprattutto nei confronti della bassa forza, autisti, fattorini e affini. Il potere nella sua versione meno raffinata, ma comunque efficace. Anche la sua affabulazione non è ricercata, spesso sembra perdere alcune lettere e parole ma la perizia dimostrata negli anni lo ha portato a essere il migliore dei peggiori, indicato, voluto, votato dai grandi club, temuto e rispettato dal resto della compagnia.
A sessantasei anni (Padova 6 dicembre 1939) ha ritenuto opportuno alzarsi dalla poltrona e lasciare il posto a uno dei suoi due vice, Abete, in attesa di essere seguito nel gesto dallaltro vice, Mazzini, un cognome che sa di moti carbonari e di rivoluzione anche se il nome è papalino, Innocenzo.
Dopo circa quarantanni di pallone Franco Carraro ha deciso di svuotare i cassetti della scrivania. Sempre che non ci abbia pensato qualcun altro.
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