
Il «Miracolo a Milano», (di Renato Farina, Andrea Radic, foto di Anna Crespi e prefazione di Vittorio Feltri, Rizzoli, 224 pp, 24 euro) è la presentazione di un libro alla Mondadori di piazza Duomo che si trasforma in un manifesto del buongoverno del centrodestra. Ricordo non nostalgico di un passato per Milano mai così presente, perché monito per un futuro prossimo nel quale i moderati dovranno scegliere il loro candidato sindaco. Sperando di riprendersi la città dopo 15 anni. E scacciando le sirene e i dubbi sondaggi del malaugurio che sembrano svanire solo a vedere seduti vicini Roberto Formigoni e Gabriele Albertini. Ma non solo loro, perché a battezzare la creatura letteraria ci sono lo scalpitante Sergio Scalpelli, uno degli «assessori intelligenti» della prima giunta Albertini, Gianni Verga che dei grattacieli e della Milano verticale in quella giunta fu alfiere, l'intramontabile Luigi Roth, Paolo Ligresti, Kelly Russel e le dinastie Catella, Fabio Minoli. E, carismatica presenza, un intramontabile Marcello Dell'Utri, inaspettatamente oggetto del desiderio dei cacciatori di selfie e meno sorprendentemente preso d'assalto dai giornalisti. «Il futuro? La politica è amore per la città», la sua sentenza da siculo profondo, alla quale poco altro va aggiunto.
Un parterre che è raffigurazione plastica e visiva di quell'alleanza tra pubblico e privato che raccattò le macerie del post Tangentopoli e traghettò Milano, la Lombardia e forse l'intera Italia sulle prime pagine di tutte le riviste patinate del mondo. Riconoscimento non formale di un'energia dirompente, tirata fuori dal rito ambrosiano in uno dei suoi momenti più complicati. Pagine da sfogliare con i sogni, diventati progetti e poi pietra d'angolo di una medio-lanum, una città di mezzo che è crocevia e destino del Paese, non solo di se stessa. E quindi «Tutto inizia da Palazzo Lombardia» e «La rivoluzione di Porta Nuova», «Dalla Fiera a City Life» e «Milano di sotto e altre meraviglie», ma anche «La Scala creata due volte». Tutto raccontato dai testi di Farina e dalle sapienti, nel senso di saporite, interviste di Andrea Radic. Che, sotto la voce «Ho seguito l'esempio di un grande visionario», chiede a Paolo Ligresti quale sia «la voce della città». E lui risponde: «Una voce forte, quella dei milanesi».
Con la sua consueta ironia, Albertini cita l'Abramo Lincoln di Gettysburg: «Il mondo noterà appena, né a lungo ricorderà ciò che qui diciamo: ma mai potrà dimenticare ciò che essi qui fecero. Tutto vero - chiosa - E forse ci riguarda: le opere sovrastano le parole, scritte o pronunciate che le raccontano. Ci voleva Miracolo a Milano, inevitabile tornare al futuro».
E, quindi, per Formigoni, «l'importante per Milano è trovare dei candidati, sia da una parte che dall'altra, espressione del meglio della città; quindi capaci d'imprenditoria, ma attenti anche agli ultimi. Perché questa è una città che ha anche problemi: i poveri e un ceto medio che fa fatica ad arrivare a fine mese».