Miti e locali Dalle Scimmie al Blue Note

Anni Cinquanta: a Milano fu vera febbre del jazz. All’inizio solo uno scantinato in piazza Piola dove si esibiva la Nameless Jazz Band. Era il 1947. A ruota aprì l’Arethusa in piazza Diaz (1951), regno incontrastato della Original Lambro Jazz Band e dei primi grandi professionisti: il trio del pianista Aldo Romanoni e il complesso del trombonista Mario Pezzotta. Seguì il Santa Tecla nella via omonima dove suonò Chet Baker ma anche un Luigi Tenco agli esordi come sassofonista. In contemporanea aprì i battenti la Taverna Mexico in San Giovanni sul Muro. Qui al piano si alternavano Renato Sellani, Enrico Intra e il quintetto di Franco Cerri con, al contrabbasso, un giovane Nicola Arigliano. In quel periodo a Milano suonavano una sessantina di orchestre. Moltissimi gli artisti di passaggio che vollero esibirsi nei locali cittadini: Billie Holiday, Miles Davis, Milton Jackson, Count Basie, Lionel Hampton e via elencando. Nel frattempo Gorni Kramer rilevava il teatro Olimpia in Largo Cairoli (oggi c’è il negozio Decathlon), trasformandolo in uno spazio concertistico riservato alle nuove frontiere del jazz. Il posto attirò stelle di prima grandezza quali Basso e Valdambrini, Cerri, Cuppini, De Filippi e Masetti. Ma nei Sessanta anche Kramer dovette chiudere: la televisione stava soffocando la vita notturna di Milano.
Per fortuna pochi anni dopo, e passata la crisi, accesero i riflettori prima il Derby in via Monte Rosa; poi il Capolinea dell’indimenticabile Giorgio Vanni in via Ludovico il Moro, quindi Le Scimmie in Ascanio Sforza, il Tangram di via Pezzotti e il Grillo Parlante. Oggi di quei locali rimane solo Le Scimmie al quale si sono nel frattempo aggiunti il Blue Note in via Borsieri (bellissimo, ma giudicato troppo caro e alla moda) e il Nord Est Cafè nella stessa via.

Vivacchia l’Osteria del Tubetto in Alzaia Naviglio Pavese, si arrabatta nel suo poco spazio ma nella grande passione l’Osteria del Jazz di via Carcano, fa qualche serata a tema il Dynamo di piazzale Greco e boccheggiano pochi altri.

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