Milano - L’arsenale delle nuove Br è sotterrato a una profondità di trenta centimetri. Un capiente bidone in plastica di color bianco coricato tra campi incolti sotto la nebbia a Bovolenta, una manciata di chilometri da Padova. A poche decine di metri, un cascinale diroccato. Dal bidone spuntano un kalashnikov con due caricatori a mezzaluna, un mitra Uzi con caricatore, tre pistole, una mitraglietta Skorpion, una Sig Sauer, una Colt calibro 38. E munizioni. Ancora: una parrucca, un cannocchiale per fucile, due divise estive della Guardia di Finanza, 3 giubbotti antiproiettile e varie fondine. Nel cascinale, invece, altri due fucili. Gli inquirenti hanno battuto decine di zone con i metal detector. Per giorni. Una ricerca disperata di quest’arsenale pronto all’uso. «Dotazione completa per qualsiasi tipo d’azione - spiega il questore di Padova, Alessandro Marangoni, che zittisce così chi ridimensiona gli arrestati. «Si tratta invece di un gruppo di fuoco pronto a sparare». E il sottosegretario Marco Minniti riferendosi all’arsenale ironizza: «Francamente un po’ troppo per essere soltanto l’armamentario di quattro sciagurati».
Il deposito dista un chilometro dalla casa di Valentino Rossin, il postino arrestato nel blitz di lunedì che proprio poche ore prima della scoperta delle armi negava al gip Guido Salvini di essere un brigatista: «Sono un pacifista con la passione per l’archeologia. Così la pistola a tamburo che avevo in casa l’ho trovata scavando per caso». La storia sembra andare invece diversamente. L’arsenale della colonna veneta e milanese delle nuove Br è stato individuato incrociando gli spostamenti, soprattutto a novembre, dei brigatisti nella zona. Indicando possibili percorsi, battendo i terreni con i metal detector. Così si sono riletti tutti i rapporti di servizio sugli incontri vicino alla zona dove i br si esercitarono con le armi (quasi sicuramente quelle ora sequestrate). Come il 13 novembre quando ci fu un summit proprio a Bovolenta tra le persone arrestate lunedì. Quella sera verso le 22 «Davide Bortolato unitamente a Toschi Massimiliano, si sono recati a Bovolenta, alle 22.50, ove Rossin li stava attendendo. Insieme hanno raggiunto un bar in un paese vicino ove si sono trattenuti per 15 minuti. Usciti dal locale sono tornati a Bovolenta, dove sono rimasti a conversare dalle 23.30 alle 00.20 circa». Il paese di Bovolenta torna come insolita meta degli spostamenti, anche notturni. Ancora, il 16 novembre: «Bortolato, Toschi e Rossin si sono recati direttamente all’argine “scolo Tron” ove si sono trattenuti per 40 minuti. Alle 17, con l’autovettura, hanno effettuato un giro nelle strade limitrofe, raggiungendo le località Beverare, San Martino di Venezze e Pettorazza Grimani, per poi raggiungere un bar ove si sono trattenuti a conversare». Il 17 novembre verso le 23 «Bortolato, a bordo della propria autovettura - scrive la Digos -, si è recato in località Arzercavalli, con molta circospezione (dopo esser transitato per Bovolenta ha percorso diverse strade secondarie intorno alla citata località e quindi ha raggiunto la vicina Arzercavalli). Qui ha parcheggiato la macchina in una via interna e cieca.
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