
Ormai chi parla più di Alexa? Tra poco si troverà solo in qualche supermercato in saldo accanto alle padelle antiaderenti, però Amazon non ha smesso di ascoltarci. Anzi, ha appena deciso di farlo con un braccialetto: si chiama Bee e è una smartband che registra tutto quello che dici, sempre, ovunque, finché non ti ricordi di disattivarla (cioè mai, sennò che lo prendi a fare). La notizia arriva non da un comunicato stampa, piuttosto da un post su LinkedIn e l’ha scritto Maria de Lourdes Zollo, co- fondatrice di Bee, e Amazon l’ha confermato: il braccialetto costa solo 49,99 dollari (più 19 dollari al mese per sentirti dire che hai dimenticato la lista della spesa), ha le dimensioni di un Fitbit e l’ambizione di diventare un telefono fantasma, uno specchio nero del tuo smartphone che ti ascolta, ti parla, ti conosce e magari un giorno ti denuncia pure.
L’app esiste anche per Apple Watch, per chi ha bisogno di un secondo dispositivo che faccia esattamente la stessa cosa con un’icona più elegante (io Apple Watch tutta la vita, non è un #adv). Comunque sia Bee non è l’unico gadget a averci provato. Lo Humane AI Pin (costava dieci volte tanto e è durato meno di un’ora in carica), è tornato dalla tomba sotto forma di progetto open source: una specie di Frankenstein elettronico che nessuno voleva e ora tutti possono ricostruire, gratis. Bee invece punta tutto sulla “intelligenza ambientale”, quella che ti aiuta senza farsi notare. Esatto: ti registra di nascosto (per il nostro bene). Jeff, o meglio Amazon, non compra mai per caso: ha già fatto sapere che il team di Bee sarà assorbito, come sempre accade quando qualcosa di troppo piccolo viene toccato da qualcosa di troppo grande.
Non è chiaro se il progetto rimarrà lo stesso o se sarà solo un nuovo orecchio per Alexa. C’è chi dice che OpenAI stia preparando il proprio hardware, Meta ti spia già dagli occhiali, Apple sogna smart glasses AI e Google boh, è sempre lì. Insomma, l’unica certezza è che ci ascoltano tutti, in nome della produttività, della memoria, della tua libertà. Ovviamente partono le solite polemiche sulla privacy: Bee promette che l’audio non verrà usato per addestrare modelli AI (credeteci). In ogni caso diciamolo (o almeno lo dico io): siamo davvero sicuri che serva tutta questa paranoia sulla privacy? Davvero pensi che Amazon voglia ascoltare proprio te, mentre litighi con tua madre o ti dimentichi per la terza volta di comprare il bicarbonato? Siamo in democrazia, non in una distopia da romanzo YA.
Nessuno ti spia, al massimo ti profilano per rifilarti un’offerta su delle ciabatte ortopediche. E se proprio non vuoi essere ascoltato, spegni il braccialetto, chiudi l’Apple Watch, o meglio: non dire niente.
Anche se poi che vita è senza poter essere schedati mentre diciamo cretinate? La verità è che ci piace essere ascoltati. Ci piace così tanto che paghiamo per esserlo. Altro che privacy violata: è una privacy consensuale, abbonata, mensile, smart.