Moda in Usa: la Garavaglia dice la sua

Moda in Usa: la Garavaglia dice la sua

In ottemperanza alle leggi n. 223/90 e 416/81 sul diritto di replica a mezzo stampa, e in relazione all’articolo «Alta moda all’estero: pagano i romani» pubblicato sul Giornale del 22 maggio 2006, intendo precisare quanto segue:
1) gli atti dell’amministrazione comunale sono pubblici. La determinazione dirigenziale 456 del 23 novembre 2005 a firma del direttore dell’Ufficio per le Politiche e la Promozione internazionale del turismo e della moda è facilmente reperibile con una semplice richiesta al nostro ufficio. La sensazione di «scoop» che Il Giornale intende dare al suo articolo è quindi del tutto immotivata, e una lettura meno strumentale degli atti pubblici lo avrebbe evidenziato;
2) nel dettaglio, siamo in presenza di una importante promozione internazionale della città di Roma, con cui, grazie a un accordo tra due prestigiose università romane (Sapienza e Luiss) e l’University of Delaware si è avviato uno scambio di master del turismo che consentirà agli studenti romani di specializzarsi nello Stato americano. Teniamo presente che lo Stato del Delaware, sede del 60 per cento delle più importanti banche mondiali, grazie a una legislazione speciale e a una posizione geograficamente strategica, rappresenta uno dei centri più vivaci e interessanti dal punto di vista economico-finanziario. Il Comune con questa iniziativa ha acquisito impegni concreti da parte di esponenti politico-finanziari americani per un sostegno economico alle iniziative internazionali future della nostra città;
3) il marchio «Oro di Roma» è promosso da anni dal Comune di Roma, dalla Regione Lazio, dalla Provincia di Roma e dalla Camera di Commercio per portare con successo nel mondo i gioielli «made in Italy» opera di artigiani orafi romani e laziali. Proprio per valorizzare questo marchio si è pensato di presentare i gioielli attraverso una sfilata di alta moda di Renato Balestra, stilista scelto sia per la rilevanza nell’alta moda italiana e internazionale sia perché nella nostra città è sempre stato in prima fila nel collaborare con le istituzioni;
4) sottolineo che tutto è avvenuto grazie all’invito del Governatore del Delaware che, nella sua qualità di Presidente temporaneo del Council of State Governments - appuntamento annuale in cui sono presenti rappresentanti istituzionali di tutti gli Stati degli Usa - ha potuto mettere a disposizione della nostra città questo importante uditorio.
In conclusione, è semplice - e giornalisticamente premiante - fare del sensazionalismo sulle cifre che le istituzioni pubbliche devono necessariamente investire per partecipare alla grande competizione internazionale operante nel mondo. Non si dovrebbe però tacere sui molti ritorni positivi che queste operazioni producono. Roma ha inanellato 28 mesi consecutivi di incrementi dei flussi turistici (mentre in Italia il turismo è in grave difficoltà), ha riconquistato il turismo americano (solo ad aprile +12,28% sugli arrivi e +7,55% sulle presenze turistiche provenienti dal Nord America) che per valore economico ha certamente un rilievo particolare nel mercato mondiale, è ormai stabilmente indicata da importanti organismi internazionali tra le prime scelte turistiche in Europa. Gli investimenti sono efficaci se producono risultati positivi. Il Comune di Roma chiede soltanto di essere valutato con questo semplice metro di giudizio.
Vice Sindaco di Roma
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Abbiamo deciso di pubblicare la lettera del vicesindaco per pura cortesia, non certo per il diritto di rettifica previsto dalla Legge sulla stampa, in quanto non si rettifica alcunché. Anzi, la vicesindaco conferma esattamente quanto scritto nell’articolo. A proposito della determinazione dirigenziale, l’on. Garavaglia dice che è un atto pubblico «facilmente reperibile con una semplice richiesta al nostro ufficio». Quanto sia stato facile averla è dimostrato dalla data di pubblicazione: ci sono voluti almeno sei mesi e non ci è stata certo consegnata dal suo ufficio.

Per il resto, non viene smentita neppure una cifra e si parla di «investimenti» che avrebbero consentito il raggiungimento di risultati invidiabili. Per carità: un’opinione pienamente legittima, ma anche un po’ interessata e, come tale, tutta da dimostrare.

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