Guerra in Ucraina

"Mettete in pericolo il mondo". "Sul voto andiamo avanti". Alta tensione tra Italia e Russia

L'ambasciatore russo convocato alla Farnesina: "Roma non riconoscerà mai l'esito dei referendum, subito via le truppe russe dall'Ucraina"

"Mettete in pericolo il mondo". "Sul voto andiamo avanti". Alta tensione tra Italia e Russia

L'Italia ha fatto sapere all'ambasciatore russo a Roma, Sergey Razov, di non accettare l'esito dei referendum tenuti nei giorni scorsi nei territori ucraini occupati da Mosca. Lo si legge nei comunicati della Farnesina dopo l'incontro avuto, negli uffici del ministero degli Esteri, tra il segretario Ettore Sequi e lo stesso diplomatico russo.

Da parte del massimo rappresentante del governo di Mosca ovviamente le posizioni sono state differenti. Convocato questa mattina, Razov a Sequi ha ribadito la posizione russa e ha respinto le dichiarazioni italiane sulla vicenda. Tra l'Italia e la Russia è nato quindi l'ennesimo botta e risposta dall'inizio della guerra in Ucraina.

La convocazione di Razov

La notifica della convocazione ufficiale alla Farnesina è arrivata, all'interno della sede dell'ambasciata russa a Roma, nel pomeriggio di domenica. Nelle scorse ore poi l'incontro tra Razov e Sequi.

La convocazione è giunta a pochi giorni dalla proclamazione, da parte del presidente russoVladimir Putin, dell'annessione delle regioni ucraine di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk alla federazione russa. Un decreto, quello firmato dal leader del Cremlino, con sullo sfondo i referendum tenuti in queste regioni attualmente occupate dalle truppe di Mosca.

Alla Farnesina, il segretario Sequi ha voluto spiegare a Razov i motivi per cui l'Italia non ha riconosciuto e non riconoscerà i referendum.“Roma – ha dichiarato Sequi all'ambasciatore – sarà pienamente allineata con i Paesi partner nel valutare ulteriori misure restrittive contro le azioni illegali della Russia”. “I referendum sono consultazioni illegali per annettere territori occupati in violazione di ogni norma del diritto internazionale – ha poi spiegato Sequi in un incontro con la stampa – Ho dunque detto all'ambasciatore Razov che l'Italia non riconosce e non riconoscerà l'esito. Ho esortato le autorità russe a revocare questi atti illeciti e ho chiesto all'ambasciatore di ritirare le forze russe dal territorio ucraino immediatamente e senza condizioni. Con le sue azioni, la Russia mette a rischio la sicurezza globale".

Ma come mai il diplomatico russo è stato convocato? Una domanda la cui risposta è stato oggetto di diverse ipotesi nelle ultime ore. Negli ambienti diplomatici c'è chi ha fatto riferimento, in una fase di imminente cambio di governo, alla necessità di parte italiana di ribadire le proprie posizioni a prescindere dal colore della nuova maggioranza. Tuttavia, nei giorni scorsi la candidata in pectore alla guida dell'esecutivo, Giorgia Meloni, aveva già dichiarato ampio sostegno all'Ucraina e ampia convergenza con le posizioni degli alleati della Nato.

Il vero motivo lo ha spiegato lo stesso Sequi ai giornalisti. “La convocazione – ha detto – è avvenuta nel quadro di un'azione coordinata con i partner dell'Ue. Infatti in queste ore anche altre capitali dell'Unione Europea hanno convocato i rispettivi ambasciatori della Federazione Russa per rivolgere a Mosca un messaggio comune, fermo e inequivocabile sull'illegalità dei referendum”.

La risposta dell'ambasciata russa

Da parte della sede diplomatica russa a Roma, sono state rese note le dichiarazioni ufficiali rilasciata dall'ambasciatore a Ettore Sequi. “Serghei Razov – si legge in un comunicato dell'ambasciata diffuso su Facebook – ha respinto categoricamente le dichiarazioni della parte italiana e ha esposto le sue posizioni in merito alle questioni che sono state toccate, nello spirito di quanto disposto dal discorso del presidente della Federazione russa Vladimir Putin nella Sala di San Giorgio del Gran Palazzo del Cremlino del 30 settembre”.

Così come già in altre occasioni, tra Italia e Russia sono apparse evidenti le profonde divergenze sulla crisi in Ucraina. Una distanza emersa, con non poca sorpresa anche a Mosca, già prima dello scoppio della guerra e che non ha mancato anche di dare vita a vivaci scambi di accuse tra le parti.

Il nuovo botta e risposta diplomatico è avvenuto poi in una fase molto delicata, contrassegnata sul campo di battaglia dalle difficoltà delle truppe di Mosca mentre, sul fronte energetico, dal sabotaggio del gasdotto Nord Stream e dagli spettri di un difficile inverno per l'Europa. Circostanza quest'ultima che ben si incastra con il conflitto, vista l'attuale importanza delle forniture di gas russo per il Vecchio Continente e per il nostro Paese.

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