Guerra in Ucraina

"Il comune nemico russo ha avvicinato Usa e Ue, ma quando finirà la guerra..."

Paul Kennedy ha analizzato il conflitto in Ucraina da diverse prospettive, mettendo in evidenza le sue conseguenze nel contesto globale

"Il comune nemico russo ha avvicinato Usa e Ue, ma quando finirà la guerra..."

Da quando la Russia ha invaso l'Ucraina, in tanti stanno provando a fornire chiavi di lettura per trovare una soluzione di pace al conflitto. Uno dei più autorevoli studiosi al mondo di geopolitica è Paul Kennedy, che nel 1987 realizzò il saggio Ascesa e declino delle grandi potenze, un caposaldo per leggere e capire i significati profondi della Guerra fredda. La Stampa ha intervistato Kennedy per capire il suo punto di vista su quanto sta accadendo in Ucraina e avere un'analisi sull'azione militare condotta da Vladimir Putin, ma anche sui nuovi rapporti tra gli Stati uniti e l'Unione europea.

Nell'intervista, il professore dell'università di Yale ha analizzato il conflitto dal punto di vista dei rapporti tra Usa e Ue, che ora sono al loro picco, rinsaldati da un nemico comune: "Come se gli europei comprendessero meglio l'anima dell'America e ovviamente viceversa". Ma nel momento in cui il conflitto finirà, secondo Kennedy "le differenze fra Europa e Usa emergeranno. E le relazioni diventeranno molto complicate". Le agende sono diverse e anche le logiche nei rapporti sono cambiate rispetto a qualche anno fa.

Con Biden alla Casa bianca, il Partito democratico "ha svoltato a sinistra, è concentrato su temi specifici, l'inclusività e altre questioni - come l'aborto e il cambiamento climatico - e poco interessato alle relazioni con l'Unione europea o alla riforma del consiglio di Sicurezza dell'Onu o ad altre questioni di politica estera". Questo potrebbe portare a un cortocircuito nei rapporti, in cui "quando la minaccia russa sarà svanita anche l'Europa sarà vista come un 'animale sociale, culturale e politico diverso' dall'America. E non sarà semplice trovare punti di contatto".

L'individuazione di una soluzione alla guerra, però, è attualmente il collante delle due potenze ma il monito di Kennedy è quello di evitare di "estrapolare il conflitto ucraino dal contesto globale". E basta analizzare le conseguenze che sono scaturite dall'invasione russa pe capire cosa intende: "L'invasione ha provocato 'conseguenze non previste': la Svezia e la Finlandia entreranno nella Nato, chi l'avrebbe mai pensato qualche mese fa. E chi avrebbe mai pensato a un governo tedesco a trazione social-democratica allontanarsi da Mosca e incrementare le spese militari". Per altro, l'ingresso dei due Paesi scandinavi nella Nato potrebbe inasprire ulteriormente il conflitto, come nel più banale effetto domino.

Trovare una quadra per arrivare una soluzione si sta dimostrando più difficile del previsto, quando ormai è stato completato e superato il terzo mese di conflitto e ci si avvia, inesorabilmente, a una guerra lunga e logorante per le due parti direttamente coinvolte e, di conseguenza, anche per tutti gli altri attori secondari. L'unica strada per la pace richiede necessariamente la volontà della Russia di sedersi a un tavolo delle trattative. Senza la Russia è impossibile ragionare i termini di fine conflitto: "Diffido da chi ha soluzioni pronto uso e dice che bisogna fare così o così. Ma penso che arriverà il momento in cui, ci sia Putin o meno al potere, bisognerà parlare con la Russia. Non possiamo escluderla per sempre o esiliarla in Siberia".

Contrariamente a quanto sostenuto dai soloni filo-putianiani, che già da marzo pontificano in tv sulla vittoria ovvia e scontata della Russia, tanto da rendere inutile qualsiasi tentativo di resistenza ucraina, Paul Kennedy dalle colonne de la Stampa fornisce un punto di vista alternativo: "Se fossi un consigliere di Putin gli direi per prima cosa di chiudere questa disastrosa esperienza ucraina. Non c'è alcuna chance di vittoria, né di tenere parti dell'Ucraina".

Per il professore di Yale, infatti, la Russia dovrebbe cercare di arrivare a un compromesso con le Nazioni unite, definendo un luogo e degli attori imparziali, per trovare una via di pace. Quindi, Kennedy ipotizza anche un "debunking" della propaganda russa all'interno della stessa Federazione, "spiegando che pensavamo ci fossero un complotto e sentimenti antirussi in Ucraina, ma che ora un compromesso con Kiev è fondamentale".

Secondo lui, infatti, il sentimento russo in merito a questo conflitto è quello comune a tutti gli altri, ossia la speranza che si arrivi il prima possibile a una pace.

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