La Cina da sola non riesce più a fronteggiare l’epidemia legata al coronavirus. Per evitare che la situazione sfugga di mano, Pechino ha chiesto aiuto immediato alla comunità internazionale. ''Il Paese - ha spiegato la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying - ha urgente bisogno di mascherine, tute protettive ed occhiali necessari al personale sanitario che opera sul fronte della lotta all'epidemia''.
Prima di questo appello si era già mosso con decisione il Vaticano che, secondo il Global Times, quotidiano ufficiale del Partito comunista cinese che riprende le parole del vice rettore del Pontificio Collegio Urbaniano Vincenzo Han Duo, ha inviato circa 700 mila mascherine, attraverso il sostegno dell'Elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski, della Farmacia Vaticana e delle comunità cristiane cinesi in Italia. Aiuti anche dalle compagnie aeree tra cui China Southern Airlines che hanno permesso la spedizione gratuita del materiale. Dopo l'arrivo in Cina, le maschere sono state inviate nella provincia di Hubei.
La situazione all’interno del gigante asiatico è seria. Aumentano i morti e le persone contagiate dal coronavirus e la quarantena è stata impostata anche a Wenzhou, grande centro urbano di oltre 9 milioni di persone situato nella parte sud-orientale della provincia cinese dello Zhejiang, a circa 800 chilometri da Wuhan.
Ma oltre alla paura, in queste ore in Cina stanno montando anche polemiche. La Croce rossa della provincia di Hubei, epicentro dell'epidemia del coronavirus, secondo Al Jazeera, è nel mirino perché accusata di non aver saputo gestire l'emergenza. In particolare, la Cri non avrebbe gestito bene il materiale medico e i soldi per aiutare i medici. La maggior parte delle forniture, infatti, sarebbe rimasta nei magazzini. Ci sarebbero stati anche errori nelle distribuzioni. Le maschere, ad esempio, sono state inviate negli ospedali dove non si curano i contagiati. Il Wuhan Union Hospital ha ricevuto solo 5mila maschere chirurgiche, mentre altri due ospedali, Wuhan Renai e Wuhan Tianyou, che curano i pazienti infetti, ne hanno avute 32mila.
Intanto Pechino attacca gli Stati Uniti. Il governo cinese ha prima criticato Washington che non ha ancora fatto arrivare alcun aiuto sostanziale per gestire la crisi e, poi, ha attaccato gli Usa che hanno contribuito "a creare e diffondere paura".
"Sono stati i primi a ritirare lo staff del consolato di Wuhan- ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying- i primi a suggerire un parziale ritiro del personale dell'ambasciata, i primi ad annunciare un bando sull'ingresso dei cittadini cinesi dopo che l'Organizzazione mondiale della Sanità aveva detto che non solo raccomandava ma anzi si opponeva alle restrizioni nei confronti della Cina su viaggi e commercio".
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