"Dietro Carola c'è la mano dei tedeschi". L'accusa choc dell'ex capo dei servizi

A bordo della Sea Watch, a fianco della Rackete, c'era la tv di Stato tedesca. I dubbi sui finanziamenti alla Ong. E l'ex capo degli 007 tedeschi accusa la Merkel

"Dietro Carola c'è la mano dei tedeschi". L'accusa choc dell'ex capo dei servizi

Chi c'è veramente dietro l'operazione fuorilegge condotta dal comandante Carola Rackete al timone della Sea Watch3? Difficile avere la certezza, ma in Germania iniziano ad essere sollevati diversi dubbi che puntano direttamente alla tivù di Stato tedesca e di conseguenza ad Angela Merkel. Una tesi che inizialmente ha trovato spazio su un sito di contro informazione vicino all'estrema destra, il Journalistenwatch.com, ma che ieri è stata avvalorata anche dall'ex capo dei servizi segreti Hans-Georg Maaßen, rimosso un anno fa dopo che aveva sbugiardato la cancelliera sul video fatto trapelare per denunciare la "caccia allo straniero" dopo l'omicidio di Chemnitz.

Le accuse sono state tirate fuori la scorsa settimana quando il sito Journalistenwatch ha scritto che l'intera vicenda della Sea Watch 3 (l'incursione al largo della Libia, fino all'arrivo a Lampedusa e al blitz contro le motovedette della Guardia di Finanza italiana) sarebbe "una geniale opera di propaganda" dell'emittente televisiva pubblica tedesca Ard, "probabilmente con l'intento di provocare un confronto con le autorità italiane a ogni costo". A bordo dell'imbarcazione, messa in mare dall'ong tedesca Sea Watch, erano infatti due giornalisti che hanno filmato e raccontato per la rubrica Panorama tutto il viaggio nel Mediterraneo, il salvataggio dei migranti, l'ingresso nel porto di Lampedusa in violazione del decreto Sicurezza bis e l'arresto della Rackete.

"Se questa notizia fosse corretta, Panorama non sarebbe una trasmissione occidentale", ha commentato su Twitter Maaßen che dal 2012 al 2018 è stato direttore dei servizi segreti interni tedeschi. Nel messaggio, poi rimosso, si fa riferimento ai media della Germania occidentale che, prima dellacaduta del muro di Berlino, venivano considerati dalla Repubblica democratica tedesca l'unica fonte di informazioni affidabile. Già molto vicino al ministro dell'Interno tedesco, Horst Seehofer, a settembre del 2018 era stato destituito dall'incarico di presidente del BfV con l'accusa di aver svelato informazioni riservate ad Alternative für Deutschland (AfD) venendo così meno all'obbligo di imparzialità. Per la sua indubbia esperienza era stato comunque nominato sottosegretario all'Interno con delega per la sicurezza, ma lo scorso novembre era stato messo a riposo ancor prima di assumere l'incarico dopo che aveva denunciato la presenza di elementi eversivi all'interno della SpD, partito che dal 14 marzo 2018 fa parte della Große Koalition con la Cdu della Merkel.

Ora Maaßen è fuori dai giochi di palazzo ma, come fa notare anche il Fatto Quotidiano, ha sicuramente ancora buone fonti all'interno della struttura di intelligence tedesca. E, mentre i siti di contro informazione accusano la tv pubblica di aver in qualche modo finanziato l'ultima missione della Sea Watch, l'ex capo dei servizi tedeschi fa un passo indietro ma, come rivela il Guardian, sostiene comunque che l'intera operazione sia stata pianificata a tavolino per mettere in difficoltà il ministro dell'Interno Matteo Salvini causando un incidente che facesse ripartire il dibattito sulla chiusura dei porti italiani.

Nei giorni scorsi Giorgia Meloni ha subito chiesto di fare chiarezza su "queste sorprendenti dichiarazioni" sollecitando la convocazione dell'ex capo dei servizi tedeschi al Parlamento europeo per "raccontare la sua versione dei fatti" su una vicenda in cui Berlino ha avuto un ruolo poco chiaro.

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