Francia, l'Accademia nazionale demolisce l'ideologia anti famiglia

Il governo macronista spinge per la riforma bioetica, ma l'Accademia nazionale di medicina francese boccia la spinta progressista

Francia, l'Accademia nazionale demolisce l'ideologia anti famiglia

La Francia di Emmanuel Macron, in materia di bioetica, vuole virare a sinistra, mentre i luminari dell'Accademia nazionale di medicina francese avanzano qualche perplessità. Il contesto culturale transalpino è da sempre molto polarizzato: da una parte il secolare tradizionalismo cattolico, ben espresso dall'arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit, che prima di divenire un consacrato ha svolto la professione medica, dall'altra l'altrettanto radicato scientismo illuminista, un modo di pensare che vanta origini Oltralpe. Ma ora la demarcazione tra questi due poli è meno nitida. Perché sono stati gli accademici a ribadire come la cosiddetta "famiglia naturale" debba mantenere un primato gerarchico, nonostante le novità che questa legislatura vorrebbe apportare in termini giuridici. Non sono solo i vescovi, insomma, a pensare che certe innovazioni possano intaccare gli equilibri.

Facciamo un passo indietro. Il governo macronista mette in campo una legge di revisione. Se ne parla dall'inizio del 2019. Una vera e propria riforma tramite cui estendere il piano della surrogazione di maternità. In Francia non c'è ancora una normativa di riferimento. E questa è la premessa necessaria. Ma i cattolici non ci stanno. I vescovi, che Oltralpe si sono sempre distinti per la preparazione in materia, tuonano dai pulpiti. Emerge così una certa rigidità culturale. Sembra la consueta disputa ideologica tra progressisti e conservatori. Quella che anche in Italia sta interessando il campo del fine vita. Fino a che non è entrata in gioco l'Accademia nazionale di medicina, che certo non può essere bollata come un organismo oscurantista o meta-ecclesiastico. Nel caso in cui il progetto macronista passasse, come avevamo segnalato in questo articolo, alle donne verrebbe essenzialmente consentito di accedere alla pratica dell'utero in affitto. Un diritto che verrebbe allargato anche a chi non ha contratto un matrimonio o ha un orientamento sessuale omosessuale. Un "nuovo diritto" relativista, direbbe Joseph Ratzinger. Qualcuno, forse, si aspettava che gli esperti prendessero le parti di questo disegno neo illuminista.

In Francia, infatti, esiste una sovrapposizione tra un certo mondo politico progressista e un certo modo di concepire il mondo da un punto di vista antropologico e culturale. Secondo quanto si legge pure su France 24, però, le cose sono andate diversamente: dagli accamedici è arrivata una sonora bocciatura. Viene messa in rilievo l'esistenza di "rischi". Il che costituisce di per sè una notizia. Poi ci sono pure le "conseguenze mediche". Ma il passaggio più risonante è quello sulla "rottura antropologica". Non è affatto detto, insomma, che un nucleo familiare privato dei suoi membri naturali, ossia di un padre e di una madre, garantisca che tutti i diritti sul tavolo trovino adempimento. L'Accademia, che non svolge una funzione vincolante ma che conta molto in relazione ai pareri scientifici, si è pronunciata.

Il trittico individuato, cioè la sintesi espressa, è più o meno questa: dubbi educativi; necessità di garantire ai padri una tutela giuridica; "riserve mediche" sulle pratiche che debutterebbero nel sistema giuridico transalpino. I macronisti hanno molto su cui riflettere.

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