Elezioni in Grecia

Ora la Grecia è a un bivio: ecco chi sfiderà Tsipras

Tsipras prova a scalzare Samaras dal governo, ma quello dell'attuale premier non è l'unico ostacolo per Syriza. Da Alba Dorata al "Fiume", ecco tutti i partiti delle politiche greche

Ora la Grecia è a un bivio: ecco chi sfiderà Tsipras

Alexis contro Antonis: alla vigilia del voto che eleggerà il nuovo governo di Atene, i greci sono di fronte a un bivio. Devono scegliere tra il cambiamento e la continuità, tra la conservazione dello status quo, rappresentato dall'attuale premier Antonis Samaras e dalla sua Nea Dimokratia e la novità dell'estrema sinistra, Syriza di Alexis Tsipras.

All'ombra dell'Acropoli sono in molti a dare il leader di Tsipras come vincitore sicuro. Previsione sensata, ma guai a dare per certa la vittoria prima dell'arrivo dei dati ufficiali. Quella di domani è una scelta cruciale per la storia ellenica, quasi l'alternativa tra due differenti ed opposte visioni del mondo. Il solco che, ormai è inutile negarlo, separa il centrodestra di Samaras dalla sinistra di Tsipras rischia di spaccare in due il Paese. Negli ultimi sondaggi ci sono solo tre o quattro punti percentuali a dividere i due partiti principali.

Che, a loro volta, si identificano in due leader profondamente diversi tra loro. Antonis Samaras è espressione dell'establishment, appoggiato dall'Europa delle banche e dei poteri forti - qualsiasi cosa si possa intendere con quest'espressione ormai orrendamente inflazionata. Altoborghese per vocazione, colto, educato nelle migliori università private americane (ha un master ad Harvard), Samaras è la più squisita espressione della classe politica che ha governato la Grecia negli ultimi quarant'anni, alternando governi socialisti a esecutivi conservatori. Parla diverse lingue, si trova a suo agio nei consessi internazionali, The Guardian l'ha definito un "patrizio": in lui ripone le proprie speranze chiunque auspichi più stabilità.

Dall'altra parte sta Alexis Tsipras, di quasi venticinque anni più giovane, un passato nelle organizzazioni giovanili comuniste con più di una simpatia per contestatori ed estremisti. Proveniente da una famiglia della media borghesia ateniese, ha studiato all'università pubblica della capitale ed è stato spesso criticato - soprattutto in passato - per la scarsa dimestichezza con gli ambienti internazionali e per il tratto poco fine con cui si muove tra le sottigliezze della politica. È un candidato anti-sistema, allergico alle convenzioni (rarissimo vederlo con la cravatta) e alle imposizioni politico-economiche provenienti da Bruxelles: in molti già lo vedono come un nuovo Chavez d'Europa. Carismatico, amatissimo dalla piazza, si è imposto come il leader indiscusso di un ampio movimento di rinnovamento della sinistra europea. È il candidato di chi vorrebbe "scassare tutto" ma anche di quella quieta fetta di elettorato che ha votato socialista per anni ed ora non ha potuto che assistere impotente allo sfaldamento di uno dei pilastri storici della democrazia greca. Va però aggiunto che Tsipras raccoglie enormi successi tra le vittime (e ce ne sono tantissime) della crisi economica - anche ora che la situazione sta lentamente tornando a migliorare.

Tsipras e Nea Dimokratia, però, non sono gli unici contendenti sul campo. E anzi bisognerebbe porre attenzione ai partiti minori, soprattutto nel caso che nessuna formazione politica dovesse raggiungere la maggioranza necessaria a controllare il parlamento, fissata al 41%.

Alba Dorata

Innanzitutto Alba Dorata: gli ultimi sondaggi la danno al 5%, in discesa rispetto alle politiche del 2012, quando prese quasi il 7%, ma anche alle elezioni europee di maggio, quando raccolse il 9,4%. Va però detto che è stato decisivo il processo con cui, a ottobre, il procuratore capo di Atene ha rinviato a giudizio decine di dirigenti del partito, tra cui il leader Nikolaos Mikaloliakos, che ilGiornale ha intervistato in carcere. Molti giovani continuano a votare per la formazione di estrema destra, ma è superfluo sottolineare l'effetto che l'incarcerazione dei vertici di tutto un partito può avere su una campagna elettorale.

To Potami ("Il fiume")

Forse rappresenta uno dei fattori di maggior novità di queste elezioni: fondata meno di un anno fa dal giornalista televisivo antisistema Stauros Theodōrakīs, il "Fiume" si propone come partito anti-casta, impegnato nella lotta alla corruzione e ai privilegi della politica, moderatamente di centrosinistra. Alle europee di maggio ha preso il 6,61%, mentre ora è dato poco sotto il 6%. Se ne parla come del più probabile alleato di Tsipras nel caso che Syriza fosse costretta a sottoscrivere un patto di governo con altri partiti.

Pasok

Sono i socialisti i grandi assenti di questa elezione. Da sempre fattore di equilibro essenziale nella recente democrazia greca, il Pasok ha guidato molti governi negli ultimi trent'anni, alternandosi al potere con i liberal-conservatori di Nea Dimokratia. Per questo è identificato con un periodo di sprechi e mala amministrazione e viene accusato dagli elettori di buona parte della responsabilità per l'attuale crisi economica. I greci lo stanno punendo duramente e la comparsa di Syriza ha fatto il resto: se nel 2009 poteva vantare ancora il 43%, negli ultimi cinque anni si è fumato quasi quaranta punti percentuali. Ora è attestato poco sopra il 4,4%.

Formazioni minori

Al di sopra della soglia di sbarramento del 3% si attestano inoltre, secondo gli ultimi sondaggi, i comunisti del KKE (5%), i conservatori euroscettici "Greci Indipendenti" (3,4%) e i socialisti democratici di Kidiso (3%). Formazioni minori che però sono lo specchio di un Paese ancora spaccato e indeciso sul proprio futuro. Si parla molto dei futuri rapporti del prossimo esecutivo che si insedierà ad Atene con l'Unione Europea e con la Germania.

Si parla troppo poco, forse, delle difficoltà che il governo che verrà eletto domani dovrà risolvere sul fronte interno.

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