Lui aveva in mente l'Egitto e le sue ricerche sul sindacato indipendente, che tanta importanza aveva avuto nel Paese nordafricano nei giorni della rivolta che aveva portato alla cacciata di Hosni Mubarak. Lei lavorava in Ucraina, suo Paese natale, per l'agenzia dell'Onu (World Food Programme) che si occupa dei 260mila sfollati a causa della guerra civili.
Giulio Regeni e Valeriia Vitynska stavano insieme da un paio d'anni, sentendosi piuttosto spesso, ma solo ora la fidanzata del ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto ha accettato di dire qualche parola sul caso, non in pubblico, "perché è troppo presto e troppo doloroso". Ma al Corriere della Sera racconta dell'ultimo messaggio scambiato con Regeni, che le spiegava che quella sera, prima della sua sparizione a fine gennaio sarebbe andato "dal dottor Hassanein", intellettuale egiziano esperto di sindacati.
È stato questo l'ultimo sms che ha ricevuto dal fidanzato, che sarebbe ricomparso solo giorni dopo, brutalmente torturato, gettato in un fosso appena fuori dal Cairo e ormai senza vita. In ufficio la giovane donna non ha detto a nessuno di quanto le stava accadendo, dice ancora al quotidiano di via Solferino Giancarlo Stopponi, a capo del suo ufficio.
"In effetti c’era qualcosa che non andava in lei in questi giorni ma ha lavorato.
È sempre stata persona responsabile, seria, silenziosa, diligente. Quando la chiamo arriva subito e poi torna nel suo ufficio a fare quel che deve". Con il peso sul cuore di una morte su cui ancora troppo poco è chiaro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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