La Commissione europea ha stilato la lista dei “buoni” propositi per il nuovo anno. Tra questi vi è l’auspicio, per Bruxelles, che la Polonia rientri nei ranghi dell’Unione europea. Varsavia sta infatti subendo un attacco politico e mediatico capeggiato da Bruxelles.
Nel 2016 è stata addirittura avviata un’inchiesta, per conto Ue, all’interno del Paese per verificare il rispetto delle linee guida democratiche espresse all’interno del Trattato di Lisbona, ovvero quello che vorrebbe essere la Costituzione europea. Ciò che viene rimproverato al partito al Governo, Diritto e Giustizia, sarebbero le recenti riforme in ambito mediatico e giuridico.
Come riportato dalla Reuters, l’opposizione polacca ha organizzato una protesta all’interno del Parlamento contro la decisione governativa di porre restrizioni sui media nazionali. La contestazione dell’opposizione riguardava anche la riforma giudiziaria che secondo i critici “comprometterebbe l’indipendenza del sistema giudiziario polacco”.
La Commissione europea ha riproposto lo stesso pacchetto di critiche già rivolte al Presidente ungherese Viktor Orban, colpevole anch’egli di non rispettare i canoni democratici bruxelliani. La minaccia europea ha però assunto dei contorni precisi, perché la Commissione ha fatto specifico riferimento alla possibilità di ricorrere all’articolo 7.1 del Trattato di Lisbona. Questo prevede l’applicazione di sanzioni economiche nel caso in cui la Polonia non dovesse rispondere entro due mesi dall’inizio dell’inchiesta. Il governo polacco pare però non voglia sentire ragioni riguardo ad un eventuale passo indietro sulla sua politica. Anzi. Il partito al Governo, Diritto e Giustizia, è al potere dall’ottobre 2015, dopo aver ottenuto un’ampia maggioranza alle elezioni. Può vantare infatti 235 seggi in Parlamento contro i 138 del secondo classificato, Piattaforma Civica.
Diritto e Giustizia ha da sempre una forte impronta di destra, conservatrice, ma soprattutto euroscettica. Un punto che sicuramente non ha creato simpatie negli ambienti di Bruxelles. Uno dei più noti esponenti di Diritto e Giustizia, Jarosław Kaczyński, ex Primo Ministro polacco, avrebbe una spiegazione “alternativa” alla vulgata tradizionale per spiegare l’avversione dell’Ue.
Kaczyński ha innanzitutto definito “una commedia assoluta” l’inchiesta avviata dalla Commissione europea perché “non c’è nulla in Polonia che stia infrangendo le leggi democratiche”. L’ex Primo Ministro polacco punterebbe il dito più sulle scelte economiche attuate dal Governo, piuttosto che su eventuali violazioni di democrazia. Come riportava la Reuters, il nuovo Governo in carica avrebbe da un anno attuato una forte statalizzazione dell’economia, che avrebbe portato alla riduzione del rating polacco stilato dall’agenzia Standard and Poor’s.
Ciò che secondo Kaczyński non va giù a Bruxelles sarebbe proprio la lotta alle privatizzazioni selvagge che dal crollo dell’Urss avevano dominato l’agenda economica del Paese. “Stiamo vedendo una rivolta contro questo fatto, ovvero che stiamo togliendo i soldi che le elitès hanno saccheggiato e li stiamo ridistribuendo”, questa è la spiegazione dell’ex Primo Ministro e Presidente di Diritto e Giustizia. Segnale del cambio di rotta economico sarebbe la riduzione della crescita del PIL, passata in un anno dal 3.9 al 2.5%.
Segnale della riduzione degli investimenti stranieri nel Paese. La Polonia entra così nella lista degli “stati canaglia” all’interno dell’Ue, affiancando l’Ungheria. L’isolamento di Bruxelles potrebbe però avvicinare i “dissidenti” sempre più a Mosca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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