Guerra in Ucraina

Problemi organizzativi e mancanza di munizioni: lo "stallo" dei russi

L'esercito russo sembra essere tornato a un paio di mesi fa: dopo aver ripreso vigore si trova in fase di "stallo". Ecco le problematiche dei russi e perché Putin non avrebbe impiegato tutte le armi a disposizione

Problemi organizzativi e mancanza di munizioni: lo "stallo" dei russi

Avrebbe dovuto essere un trionfo a mani basse ma così non è stato. Avrebbe dovuto essere una facile vittoria in Donbass ma così non è stato. L'esercito di Putin è tutt'altro che a un passo dalla vittoria e l'attuale situazione in Ucraina lo dimostra. I russi si sono nuovamente "impantanati" come era già successo in marzo e aprile prima di decidere di concentrare tutte le forze a sud per recuperare vigore e morale, elementi che i russi sembrano aver perso nuovamente. Al di là dei numeri che riporta Kiev secondo cui 200 soldati russi sono caduti nelle ultime 24 ore (oltre 34mila perdite dall'inizio del conflitto), i problemi sono anche ben altri.

Organizzazione e munizioni

Dopo 117 giorni, l'armata russa si trova ancora in una situazione precaria e di leggero vantaggio, non certo netto come il Cremlino vorrebbe far credere. Sul Giornale.it abbiamo appena visto che la nuova strategia di Kiev prova ad attaccare gli invasori su più fronti per provare a indebolirli. Dal canto loro, i russi sono sempre più a corto di munizioni e missili. Secondo i racconti che arrivano dal fronte di guerra, la difficoltà maggiore in questo momento è proprio quella dei rifornimenti di chi sta in prima linea, motivo per cui l'avantanza procede molto lentamente. Stesso discorso per i missili di precisione, fondamentali per scardinare la difesa di Kiev e colpire obiettivi anche a lunga distanza.

"Errori catastrofici"

Non è solo un discorso di armi, però: come era già accaduto dopo qualche settimana dall'inizio del conflitto, l'organizzazione generale dei russi lascia molto a desiderare. Il capo di Stato maggiore, l'ammiraglio Sir Tony Radakin aveva dichiarato che per almeno tre motivi l'esercito di Putin è riuscito a perdere migliaia di uomimi oltre ad essere "sorpreso" dai padroni di casa. "Come tutti gli autoritari, si è lasciato ingannare sulle proprie forze, compresa l'efficacia delle forze armate russe", oltre a non aver previsto "l'unità e la coesione che esiste tra le nazioni libere del mondo, qui in Europa e ovviamente ben oltre". Quelle parole possono essere legate al contesto attuale: morale basso, mancanza di uomini, aiuti occidentali e ucraini in grado comunque di far fronte al nemico.

Due motivi per il flop

I russi hanno "vinto" alcune battaglie locali (vedi Azovstal e Mariupol), ma dopo 117 giorni ci si aspettava una situazione di larga vittoria o largo vantaggio. Questa larghezza adesso non c'è, anzi. Putin, come ricorda IlMessaggero, aveva pianificato un'invasione veloce che si è rivelata molto più lunga del previsto sottostimando molti aspetti della guerra. E poi, secondo le fonti, la Russia non vuole "sprecare" tutto l'arsenale di cui dispone per un'eventuale escalation internazionale con i Paesi della Nato come ha dichiarato un ex oligarca, Mikhail Khodorkovsky, adesso in esilio a Londra.

Cosa succede ai caccia russi

Ma il flop arriva anche dall'aviazione russa, decisamente sottotono rispetto alle attese. Si pensa che, anche se Mosca dispone dei più moderni jet, i piloti non siano stati in grado eseguire gli ordini perché poco e male addestrati. Secondo quanto riferito dall'intelligence inglese, "le operazioni aeree tattiche e terrestri russe sono rimaste focalizzate sul settore centrale del Donbass" e che, fino ad oggi, "l’aviazione russa ha lavorato al di sotto delle aspettative. La sua incapacità di fornire costantemente potenza aerea è probabilmente uno dei fattori più importanti alla base del limitato successo della campagna russa", come riportato dal quotidiano romano.

Sommando tutti questi fattori si capisce facilmente perché Putin non abbia ancora vinto la sua "operazione speciale" e che, probabilmente, non sarà in grado di vincerla nemmeno domani.

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