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Riparte il ricatto russo: tagli al gas, vola il prezzo. E l'Ue si prepara al peggio

Gazprom torna a tagliare il gas al 20%. Domani il consiglio europeo sul taglio dei consumi. Per l'Europa è vietato sbagliare

Riparte il ricatto russo: tagli al gas, vola il prezzo. E l'Ue si prepara al peggio

L'Europa è di nuovo sotto assedio da parte della Russia sul gas. Berlino ha comunicato oggi un netto taglio delle forniture da parte di Mosca provenienti attraverso il gasdotto Nord Stream 2 che fluisce nel Baltico e rappreresenta la più strategica opera di congiunzione tra i due Paesi. La questione riguarda il gas che arriva in Germania, ma impatta anche sul resto d'Europa.

Il flusso di gas, sospeso per dieci giorni per motivazioni tecniche dovute a operazioni di routine sull'impianto, è ripreso il 21 luglio scorso dopo giorni in cui la Russia ha paventato la possibilità di uno stop definitivo. Oggi è sceso, senza preavviso, dell'80%. Il maggiore player russo dell'energia, Gazprom, ha comunicato che ha previsto di fermare una seconda turbina dopo la prima recentemente riportata in funzione in seguito ai lavori compiuti in Canada. Gazprom ha sottolineato che la capacità di fornitura gasiera giornaliera nell'hub di Portovaya sarà ridotta a 33 milioni di metri cubi da dopo domani. Il Nord Stream 1 ha una capacità giornaliera di circa 167 milioni di metri cubi. A giugno, il colosso energetico statale russo aveva ridotto quel volume a soli 67 milioni di metri cubi al giorno per la riparazione della prima turbina. Prezzi in volo di oltre il 5% sui mercati europei misurati a Groningen, in Olanda, fino a circa 170 euro il megawattora.

In condizioni normali, buona parte del flusso per Nord Stream, che corre dalla città russa di Vyborg alla sponda baltica della Germania, è destinato al mercato interno tedesco. Ma in questa fase si calcola che almeno un terzo delle forniture, a pieno regime, sarebbero destinate dalla Germania ad altri Paesi. Una quota minoritaria per mezzo di forniture di seconda mano della rete tedesca ai Paesi vicini, una quota preponderante attraverso la capacità di stoccaggio che la Germania sta colmando e può mettere, in potenza, a disposizione dei Paesi vicini.

Ricattare la Germania sul gas significa ricattare tutta l'Europa. In primo luogo perché sulla scia della guerra a Berlino sulle forniture la Russia terremota l'Unione Europea intera. In secondo luogo, perché rallenta la corsa al 90% di riempimento degli stoccaggi in Germania ritenuta garanzia di sicurezza per Berlino in vista dell'inverno. Infine, perchè da controllore della risorsa la Russia distorce il prezzo per un'Europa che è assetata di energia e si trova a pagare una bolletta più alta. Un'ulteriore questione problematica riguarda l'Italia, fortemente interconnessa sul piano industriale con Berlino: una Germania le cui imprese si trovano ad affrontare una crisi energetica potrebbe, in prospettiva, entrare in crisi economica trasmettendo a cascata sull'Italia le problematiche recessive dovute alla crisi energetica.

Da qui un allarme scoppiato in tutta Europa. Dura la posizione di Berlino, che ritiene la mossa una provocazione. "Abbiamo preso nota dell'annuncio. Secondo le nostre informazioni, non c'è alcuna ragione tecnica che giustifichi una riduzione delle forniture". Lo dice il portavoce del ministero dell'Economia tedesco commentando l'annuncio dato da Gazprom di una imminente riduzione del flusso di gas verso l'Europa attraverso il gasdotto Nord Stream. La strategia si inserisce in quella che abbiamo conosciuto nelle ultime settimane come una vera e propria guerra psicologica condotta dalla Russia contro l'Europa, e la Germania in particolare: sfruttando a intermittenza il timore tedesco per uno stop alle forniture russe e la volatilità dei prezzi Mosca sa che garantire questa instabilità serve a tenere alti i suoi introiti pure in un contesto di ridotta dipendenza europea. Al tempo stesso si può pensare che la Russia abbia provato a mettere alla prova il nascituro piano di emergenza sul gas e sui risparmi promosso dall'Unione Europea e che sarà discusso nei prossimi giorni dai Ministri dell'Energia.

Repubblica nota che "Klaus Mueller, presidente dell'Agenzia federale di rete per la digitalizzazione, la neutralità climatica e la resilienza", ha fatto sapere che "gli impianti di stoccaggio del gas tedeschi sono al 65,91% e sono quindi finalmente tornati su un percorso di iniezione decente" e dunque anche qualora questo stop drastico diventasse strutturale ci sarebbero prospettive per non andare in una crisi nera sulle forniture. Certamente la manovra crea pressioni in vista dell'imminente summit straordinario dei ministri dell'Energia. Di fronte alla sfida di Mosca, che sul gas vuole sfruttare le divisioni europee, l'Unione non può permettersi passi falsi sul piano per il taglio dei consumi di gas destinato a colpire le fonti di entrate di Mosca. "Servono unità e solidarietà" e attraverso il piano per la riduzione della domanda "ci prepariamo allo scenario peggiore", una guerra energetica con Mosca, sottolinea parlando con l'Ansa un alto funzionario Ue alla vigilia del Consiglio Affari Energia che, in via straordinaria, si riunirà domani. La presidenza di turno della Repubblica Ceca, aggiunge la stessa fonte sentita dall'agenzia, punta "ad un'intesa politica domani". "Sappiamo che abbiamo gli occhi del mondo su di noi, non c'è un piano B. Domani è un 'all-in'", sottolinea.

La guerra energetica lanciata da Gazprom e Putin è tanto prevedibile quanto dura da affrontare: ma solo non cedendo al panico e alle pressioni psicologiche l'Europa può uscire dalla battaglia del gas senza le ossa rotte, ovvero senza un decollo dei prezzi che farebbe solo il gioco di Mosca.

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