Guerra in Ucraina

Margine di oscillazione raddoppiato: cosa c'è dietro la mossa di Pechino

Pechino non si unisce alle sanzioni, ma aumenta il margine di deprezzamento del rublo rispetto allo yuan per non dover "sovvenzionare" gli acquisti russi di beni cinesi.

Margine di oscillazione raddoppiato: cosa c'è dietro la mossa di Pechino

La Cina è, per la Russia, partner strategico fondamentale, ma come l'Occidente non ha intenzione di morire per Kiev, la Cina non vuole morire per Mosca. In questo caso, ovvero, non vuole sobbarcarsi le durissime conseguenze economico-finanziarie delle sanzioni. Certo, la Cina non ha partecipato al blocco della Russia dai sistemi internazionali dei pagamenti. Ma al contempo si è tutelata per evitare un effetto contagio.

Nella giornata odierna è emersa la notizia che la Cina ha allentato i controlli sui tassi di cambio per consentire al rublo di deprezzarsi più rapidamente di valore rispetto allo yuan, la sua divisa nazionale, aiutando a isolare il Paese dagli effetti delle sanzioni occidentali. Ad oggi le regole valutarie cinesi imponevano a Pechino di sobbarcarsi, indirettamente, i costi del deprezzamento del rublo.

Il margine di oscillazione negli scambi giornalieri controllati dallo Stato è stato raddoppiato al 10% al di sopra o al di sotto del prezzo di apertura del giorno, secondo quanto ha annunciato il China Foreign Exchange Trade System. In sostanza, una mossa dettata dal fatto che il rublo è soggetto a brusche oscillazioni rispetto a valute come dollaro e euro, il cui valore, data la stabilità dei sistemi sottostanti e la diffusione come valute di riserva globali, è dato dal combinato disposto tra le decisioni delle banche centrali e quelle dei mercati.

Una via molto diversa riguarda invece lo yuan. Dopo aver sbloccato il regime di cambi fissi nel 2005, la Banca centrale cinese consente allo yuan di oscillare rispetto ad altre valute sul mercato in range ben definiti. Essa permette al cambio una libera oscillazione limitata, giorno dopo giorno, al 2% rispetto a euro e dollaro e, fino a ieri, al 5% rispetto al rublo. In sostanza, lo yuan può prendere valore o deprezzarsi al massimo di questa percentuale in una sola sessione.

Il rublo ha però perso finora circa il 40% del suo valore da quando i governi occidentali hanno varato le sanzioni contro Mosca per l'invasione dell'Ucraina, e giorno dopo giorno la valuta russa è finita sull'ottovolante dei prezzi. Dunque per la Cina si è posto il problema di come gestire ottimamente una situazione che vedeva un deprezzamento reale del rublo rispetto allo yuan maggiore di quello effettivamente registrato nei cambi, imponendo di fatto agli attori cinesi che vendevano merci denominate in rubli a controparti russe di sussidiare questi acquisti. Mantenere stabile il tasso di cambio richiederebbe alla Banca centrale cinese (Pboc) di sovvenzionare gli acquirenti russi di beni cinesi dando loro più yuan per i loro rubli rispetto ai valori espressi dalle forze di mercato. Se una data merce si trova a costare, da un giorno all'altro, il 20% in più in euro a seguito del deprezzamento del rublo, fino ad oggi il controvalore con lo yuan poteva cambiare solo del 5%, segno che il rimanente 15% di deprezzamento sarebbe rimasto in capo alle aziende, e alle banche, cinesi. Danneggiandone redditività e prospettive operative.

Così facendo la Cina vuole indurre la svalutazione del rublo anche nei confronti della sua moneta e tutelarsi dall'ottovolante valutario che rischia di danneggiare gli attivi dei suoi attori economici. Al contempo, vuole facilitare gli acquisti di gas e petrolio denominati in valute terze, come l'euro, consentendo un'ottimizzazione della bilancia. L'interscambio commerciale tra Cina e Russia ha raggiunto il volume record di 146,88 miliardi di dollari nel 2021, in aumento del 35,8 per cento rispetto al 2020 segnato dalla pandemia: per il Paese di Xi Jinping sussidiare la componente di export in Russia sarebbe un rischio, così come bloccare il cambio e la sua oscillazione impedendo anche una svalutazione del rublo non avvantaggerebbe i cinesi nella fornitura di materie prime dallo strategico mercato russo (dal gas al grano). Pechino, favorendo il deprezzamento del rublo rispetto allo yuan, fa in primo luogo i suoi interessi.

E pur non unendosi alle sanzioni, non intende sovvenzionare gli effetti del colpo di testa militare di Putin.

Commenti