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Scandali e puritanesimo. Quel problema dell'America col sesso

Lo scandalo che ha travolto Andrew Cuomo è solo l'ultimo in ordine di tempo. Gli scandali sessuali sono legati alla politica, ma questo resta uno specchio dei problemi di un Paese intero

Scandali e puritanesimo. Quel problema dell'America col sesso

Il rapporto degli americani con sesso e la sessualità è molto più complesso di quanto possa apparire. Se guardiamo all’industria culturale (e pornografica) a stelle e strisce viene automatico pensare a una società disinibita, poco incline a censure moraleggianti, eppure per molti versi la storia e la cronaca americana mostrano uno scenario molto più frastagliato, complesso.

Partiamo dalla cronaca degli ultimi giorni, dal caso Cuomo. Il governatore dello Stato di New York si è dimesso dopo forti pressioni per l’inchiesta che lo vede coinvolto come autore di molestie sessuali ad almeno 11 donne. Lasciando l’incarico il politico dem ha parlato anche di “differenze comportamentali culturali”, passaggio che gli è valso il biasimo della comunità italo americana ma di fatto hanno posto l’accento anche sugli elementi culturali che sottendono il rapporto con l’altro sesso.

Una politica "malata" di sesso

Cuomo non è né il primo governatore a lasciare per scandali sessuali, né il primo costretto a lasciare la guida di New York. Prima di lui, nel 2008, il dem Eliot Spitzer fu costretto ad abbandonare per uno scandalo legato allo sfruttamento della prostituzione. Nessuna molestia ma l’area è sempre la stessa. Ironia della sorte Spitzer è stato procuratore generale di New York poco prima di lasciare la carica allo stesso Cuomo.

Ma la scia di scandali sessuali che colpisce i governatori Usa è lunga. Nel 2017 Robert J. Bentley lascia la guida dell’Alabama per aver usato fondi pubblici per una relazione extra matrimoniale. L’anno dopo tocca invece a Eric Greitens governatore del Missouri costretto a lasciare per un ricatto sessuale a una donna.

Oltre ai governatori tutta la politica americana è percorsa da scandali legati al sesso. Perché il caso Cuomo non deve ingannare. Non si tratta solo di episodi legati a reati come violenza o molestie, scoperchiati soprattutto a partire dal #MeToo, ma anche ad aspetti che nulla hanno nulla a che vedere in modo diretto con la giustizia. Pensiamo ad esempio a tutti gli scandali che hanno perseguitato Hunter Biden, figlio del presidente.

In questo senso sono emblematiche due storie che hanno coinvolto presidenti democratici. La prima affonda le radici nell’America a cavallo degli anni 50-60, un’America alla vigilia delle trasformazioni sociali che sarebbero arrivate tra la fine del decennio e gli anni ’70. Protagonisti sono John Fitzgerald Kennedy e Merilyn Monroe. Intorno alla relazione tra i due i misteri non sono mai mancati, da presunti coinvolgimenti dell’Fbi intorno alla morte dell'attrice fino alla relazione con il senatore (prima) e presidente (dopo). Ovviamente una relazione extra coniugale alle spalle di Jacqueline Kennedy, la moglie del presidente cattolico.

Marilyn Monroe

L’estrema segretezza intorno al rapporto tra i due - esiste infatti una sola foto che li vede insieme - ha generato cospirazioni e leggende alimentando anche la morbosità degli americani tanto che negli anni il numero di amanti di Kennedy è cresciuto con rivelazioni e contro-rivelazioni simili a una soap opera. Il tutto ha poi segnato parte di quel’America, come ha raccontato anche la serie tv Mad Men, ambientata proprio in quegli anni, in particolare con la celebre battuta "sei una Marilyn o una Jackie" nella quale si condensava il rapporto tra uomini e donne di quegli anni.

L’altra grande storia che ha segnato il “circo” politico mediatico è ovviamente il sexgate di Bill Clinton. Il tradimento familiare con la stagista Monica Lewinsky non aveva niente di illegale, anche se poi tutto prese una piega giuridica nel momento cui cui il presidente mentì agli americani innescando un processo di impeachment che si chiuse con un nulla di fatto. Eppure quello scandalo dimostrò ancora una volta come l’America fosse ancora puritana e moraleggiante.

kennedy
John F. Kennedy e la moglie Jackie Kennedy

Dove va la morale

Una fetta sempre più grossa degli americani si interroga sulla fine della morale. Secondo un sondaggio recente condotto dall’Istituto Gallup almeno la metà degli americani è convinto che i valori morali della nazione siano in cattive condizioni. Valori logori in modo diverso tra repubblicani e democratici con preferenze che oscillano sempre a seconda di chi guida il Paese. Oggi, dopo il voto del 2020, gli elettori conservatori vedono una deriva più preoccupante, mentre i più liberal festeggiano con l’addio di Trump alla Casa Bianca. Ma nonostante le differenze per entrambi il pessimismo sulla direzione morale del Paese supera l’ottimismo.

Gli ultimi decenni hanno effettivamente ridisegnato i valori di società americana sempre più polarizzata. I repubblicani hanno portato il conservatorismo più a destra, e gioco forza i liberal si sono spostati su posizioni sempre più a sinistra, creando quasi due bolle che non comunicano. In mezzo la sessualita è quasi rimasta schiacciata.

Proviamo ad osservarla da destra con un esempio. Nel 2016 Jeff Sessions, l’uomo del Sud scelto da Trump per guidare il dipartimento di Giustizia, si era espresso a favore di una revisione delle leggi americane sulle oscenità, leggi alla voce pornografia, con l’obiettivo di limitare la circolazione di materiale definito inappropriato o volgare. Una mossa sulla scia di quanto è avvenuto in altri Stati come lo Utah che approvò una risoluzione contro le immagini pornografiche come pericolo per la salute pubblica; o la Carolina del Sud dove per diverso tempo è stata al vaglio una legge che obbligasse i produttori di elettronica come computer e smartphone ad installare software per il blocco di contenuti pornografici.

Più a sinistra invece la battaglia ha riguardato la sfera della sessualità e dell'identità di genere. Pensiamo solo a come battaglie sull’uso del linguaggio nei campus americani spingano sui pronomi neutri per eliminare ogni riferimento al sesso, inteso come maschio o femmina, in favore di un linguaggio inclusivo che elimina le differenze. A questo, come abbiamo già visto, si è aggiunto il vasto movimento anti molestie del MeToo che se da un lato ha avuto il merito di scoperchiare il rapporto tra potere e molestie, dall’altro ha creato condizioni in cui il rapporto fra sessi si è fatto sempre più complesso.

La nuova sessualità degli americani

Nonostante i politici, che scivolano spesso su tradimenti, o peggio molestie, gli Stati Uniti sono un Paese che ha un crescente problema sotto le lenzuola. Secondo una ricerca del Journal of the American Medical Association condotta tra il 2000 e 2018 - quindi in era pre-covid, lockdown e distanziamento - “circa un uomo su tre di età compresa tra 18 e 24 anni non ha riportato alcuna attività sessuale nell'ultimo anno”. In più, si legge ancora nel report, "l'inattività sessuale è aumentata anche tra uomini e donne di età compresa tra 25 e 34 anni, con l'aumento tra gli uomini che si verifica principalmente tra le persone non sposate”.

Jean Twenge, professore di psicologia alla San Diego State University, ha spiegato alla CNN che i giovani americani stanno crescendo meno ribelli, più tolleranti, ma anche meno felici e impreparati all’età adulta. In più, nota, anche le attività distraenti come i social media non aiutano. Un quadro paradossale se si pensa a come le regole della sessualità vennero scardinate proprio negli anni '60.

Il movimento hippy, figlio del "no" alla guerra del Vietnam e legato anche alle rivoluzione sessuale e dei costumi, che investì in parte anche l’Europa e l’Italia, sdoganò l’amore libero. Una sessualità senza vincoli più libera rispetto agli schemi rigidi degli anni ’50, contrari a quello che le femministe chiamavano patriarcato. Il punto è che quella stagione, più breve e meno romantica di quello che che spesso si ricorda, rimase fine a se stessa. Certo i rapporti tra maschi e femmine cambiarono, ma quell’idea di libertà sessuale si è sostanzialmente persa e oggi, appunto, i giovani risultano addirittura meno “ribelli”.

Un velo da sollevare

Questo quadro complesso e sfaccettato diventa ancora più straniante se proviamo a metterlo in prospettiva e a guardarlo con gli occhi di un non americano. Sayyid Qutb, storico politico egiziano, prima di aderire ai Fratelli Musulmani e alla causa jihadista, compì un lungo viaggio negli Stati Uniti verso al fine degli anni '40. Lo scopo era quello di studiare il sistema scolastico americano, ma in realtà quell’esperienza lo portò a contatto con una società più “libera” rispetto a quella dell’Egitto. Per lui la promiscuità tra i sessi ne facevano un paese indegno, quasi sudicio e gli americani altro non erano che “un branco di gente scervellata, traviata, che conosce soltanto la lussuria e il denaro”.

L’esagerazione e la repulsione di Qutb nascevano soprattutto perché inconsapevolmente aveva squarciato quel velo di ipocrisia e di “non detto” tipico di una società occidentale, in particolare quella americana.

Negli stessi anni in cui Qutb girava per il Paese venne dato alle stampe un libro destinato a fare scandalo: Il comportamento sessuale dell’uomo. Un’opera monumentale del sessuologo Alfred Kinsey. Kinsey e il team di ricercatori dell’Università dell’Indiana realizzarono migliaia di interviste per sondare le abitudini sessuali degli americani e il quadro che ne uscì sbugiardò completamente la morale dell’epoca frantumato quello che restava della morale vittoriana. Nel suo studio, d’esempio si evidenziò come il 37% del suo campione di maschi americani aveva compiuto atti omosessuali raggiungendo l’orgasmo, ma anche come quasi la metà degli intervistati avesse avuto esperienze sessuali extraconiugali e addirittura il 69% avesse pagato prostitute.

L’America che uscì in da quel rapporto era molto più lasciva di quanto non desse a vedere la mortale comune, tanto che dalle stesse interviste emergeva un senso di vergogna, inesperienza e ignoranza. Chiaro, l’America di oggi ha fatto passi da gigante, forse l’ignoranza è stata in parte sanata, anche grazie alla rivoluzione sessuale, ma quella tendenza a velare la sessualità è rimasta.

E ogni tanto questa spunta lì dove ci si indigna di più, tra i corridoi del Congresso o nei gradi palazzi della politica.

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