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Trump dai conservatori: "Cercano di farmi fuori"

Donald Trump a tutto campo presso la conferenza annuale dei conservatori americani. Rivendicati i risultati raggiunti e l'incosistenza del Russiagate

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Il discorso di Donald Trump era annunciato da qualche giorno. Il tycoon è stato accolto dal boato dei sostenitori presenti al Cpac, la rassegna annuale dei conservatori americani, che sono soliti invitare anche i principali leader di quella dottrina politica in Europa. Quest'anno, tra gli italiani, è toccato a Giorgia Meloni.

La kermesse patriottica si sta svolgendo nei pressi di Washington. Il popolo dei conservatori è, per antonomasia, quello trumpiano. Il commander in chief ha esordito lasciando intendere di avere avuto qualche problema con qualche repubblicano, proprio per la sua linea conservatrice, diversa da quella cui erano abituati al Gop prima del suo avvento. Ma poi si è passati subito alle rivendicazioni sui risultati raggiunti. Specie quelli sull'occupazione, che Trump ha sottolineato più volte definendoli un record.

La narrativa presentata, più o meno da tutti gli ospiti, è una sola: gli Stati Uniti sono tornati grandi e sono tornati a vincere. Il nazionalismo di marca trumpiana viene sostenuto da chi - come la Conservative Political Action Conference - ha individuato l'avversario prossimo venturo: il radicalismo socialista, che sarebbe ben incarnato da Alexandria Ocasio Cortez, Bernie Sanders, Beto O'Rourke e dagli altri candidati progressisti.

Trump ha schernito il "Green New Deal", il nuovo corso ambientalista caldeggiato dalla Cortez e sposato da più di un candidato alle primarie democratiche. Il vicepresidente Mike Pence, durante la giornata di ieri, ha aperto una discussione, quella sul socialismo imperante tra gli esponenti dei Dem, che rischia di occupare buona parte della campagna elettorale per le presidenziali.

Il tycoon, dal canto suo, è tornato a parlare del mail gate di Hillary Clinton e della inconsistenza del Russiagate. Il magnate si è difeso dagli attacchi in corso, quelli relativi ai presunti contatti tra il suo staff e la Russia di Vladimir Putin, parlando di "collusion - delusion". Il Russiagate, insomma, non avrebbe motivo d'esistere. The Donald si è esibito anche in un cospicuo numero di battute, che hanno condito uno "speech" di parte, particolarmente brillante e svoltosi in casa. C'è stato spazio pure per rinnovare la promessa per la costruzione del muro al confine con il Messico e per parlare delle necessità commerciali da introdurre per avere a che fare con la Cina.

Il passaggio cruciale, come riportato pure dall'Adnkronos, è stato quello in cui il tycoon ha dichiarato quanto segue: "Hanno perso e all'improvviso un paio di persone, nel posto sbagliato, cercano di farti fuori con una str...ata". E ancora: "Robert Mueller ( il titolare dell'inchiesta sul Russiagate, ndr) non è mai stato votato, né è stato votato chi lo ha nominato". "Ora - ha concluso - aspettiamo questo report, di persone che non sono state elette. Non hanno niente sulla Russia, non c'è nessuna collusione.... C'è delusione... Quindi ora si stanno concentrando su ogni accordo... Questa gente è malata...".

Il Russiagate, insomma, sarebbe pilotato dai "democratici arrabbiati".

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