Mondo

Il vento dell'autonomia soffia in Occitania

L’arco latino per spostare l’Europa verso il Mediterraneo. 13 milioni di abitanti con un’identità eterodossa. Dal collaborazionismo al maoismo

Il vento dell'autonomia soffia in Occitania

«Il risultato del referendum in Scozia, in fondo, non è neppure rilevante. Perché si è comunque registrata la folle paura degli stati nazionali, basati su un modello antico, di fronte alle richieste dei popoli che li compongono». Mariano Allocco, uno dei maggiori intellettuali dell’area occitana, è convinto che il vento delle autonomie europee stia ormai soffiando in tutta Europa.

Autonomie, a prescindere dall’indipendenza. Perché una realtà come l’Occitania - oltre 13 milioni di persone concentrate soprattutto nel Midi francese, ma con propaggini nelle vallate piemontesi ed una presenza in Catalogna - uno "stato nazionale" non l’ha mai avuto e neppure l’ha mai richiesto. L’unica esperienza di sostanziale indipendenza da Parigi si è registrata sotto l’occupazione tedesca della Francia, quando il territorio libero è stato fatto coincidere - certo non a caso - con l’Occitania che rispecchiava gli antichi domini dei Visigoti. E, altrettanto non a caso, gli intellettuali occitani si sono schierati con l’Asse. Per poi passare, dopo la guerra, al fronte filomaoista, quando la destra francese ha rispolverato il vecchio nazionalismo centralista.

Ma gli occitani - popolo che ha scelto come inno "nazionale" una canzone d’amore, "Se chanta", intonata dalla Val d’Aran alla Val Maira - stanno ora guardando al futuro. E non sono interessati a creare un nuovo Stato, ma vogliono spostare il peso dell’Europa dal polo settentrionale incentrato su Berlino e satelliti, a quello che viene definito come "Arco Latino". Un Arco di cui sarebbero il centro e che si estenderebbe dalla Catalogna (che ha stretti legami culturali e linguistici con gli occitani, così come la Valle d’Aosta e le vallate francoprovenzali del Torinese) all’Italia per guardare all’altra sponda del Mediterraneo.

Un’Europa del Sud che non rappresenta l’anello debole del Vecchio continente ma che, al contrario, presenta punti di forza proprio in virtù dei legami storici e culturali che avvicinano Spagna e Grecia, Italia e Turchia, Francia e Africa del Nord. Con grandi potenzialità, inespresse, in termini economici nonché geopolitici.

Un’alternativa concreta rispetto all’Europa "tedesca" e politicamente corretta ed allineata. D’altronde - ricorda Allocco – l’Occitania è sempre stata caratterizzata da una forte eterodossia. In campo religioso, basti pensare alla crociata contro gli Albigesi, ma anche in ambito letterario. E se a scuola i trovatori venivano presentati esclusivamente come cantori dell’amor cortese (il "fin amore"), la realtà era più articolata, con poesie che non avevano tabù di fronte all’erotismo più esplicito.

Ma eterodossia non significa lontananza dall’Europa. E l’alternativa occitana ha comunque aspetti di condivisione con l’Unione europea. A partire dai simboli. Le 12 stelle della bandiera europea fanno riferimento alle 12 stelle della corona della signora dell’Apocalisse e sono perfettamente sovrapponibili ai 12 cerchi che sono posti al culmine della croce occitana, riferiti alle porte della Gerusalemme Celeste.

Alessandro Grandi
Think tank “Il Nodo di Gordio”
www.

NododiGordio.org

Commenti