La Moratti: «Sono io la mamma dell’Expo»

«Sono un po’ come la mamma dell’Expo». Letizia Moratti si confida con Red Ronnie, sul canale tematico di Youtube che il sindaco usa quando vuole parlare di cose importanti con l’aria di non dare troppo peso a quel che dice. Il bambino della Moratti è verde, irrigato da vie d’acque, ricco di cascine storiche e senza cemento. Trionfano l’agricoltura familiare e urbana, orti e costruzioni ecologiche.
Una specie di città dei sogni, che va preservata dagli assalti della realtà: «Ho sempre detto che avremmo lasciato un’area verde, senza torri e grattacieli. Solo un piccolo centro per lo sviluppo sostenibile. Ho pensato per tutta una notte prima di decidere di non lasciare neanche una torre». È l’arte della nonchalance che le consente di dichiarare come se scherzasse: «Bisogna vigilare ogni giorno, non si può mai mollare», anche se «quando un bambino cresce è giusto che abbia la possibilità di coltivare rapporti con altri».
Gli altri che sono entrati nella vita dell’Expo si chiamano governo e Regione, che acquisiscono competenze mentre lei - osserva il suo intervistatore di fiducia, Red Ronnie - sembra aver lasciato perdere, delusa. «Posso dare questa sensazione - risponde con aria serafica la Moratti - ma con il Comune e con l’Expo stiamo lavorando perché i progetti dell’Expo siano integrati con lo sviluppo della città». Gli «altri» sono anche i costruttori, che non gradiscono per Milano un futuro senza nuovi palazzi per ospitare case e uffici.
Letizia Moratti spiega che il campo di battaglia si è spostato e adesso si chiama Pgt, il piano di governo del territorio in discussione a Palazzo Marino che deciderà che cosa si potrà fare a Milano negli anni a venire: «In questo momento l’Expo e il futuro di Milano si intrecciano in maniera molto forte. Non posso prevedere le vie d’acqua se non mi concentro sul Pgt».
Lo scontro sul futuro delle aree, ciò che rimarrà dopo il 2015, è solo rinviato. Il sito, tra villaggio e infrastrutture interne all’area, vale due miliardi di euro. Un miliardo in meno del previsto, perché M5 e M6 sono state spostate sul Tavolo Lombardia, ma si tratta pur sempre di investimenti pesanti. Il dossier di candidatura impegna il Paese con il Bie ma non è ancora stato tradotto in piani urbanistici. Se la Moratti vuole realizzare il piano cascine, per fare un primo esempio, dovrà fissare le aree di salvaguardia e di valorizzazione del verde nel Pgt. Nel cda dell’Expo c’è chi punta a garantire la costruzione di strutture di accoglienza, alberghi e ostelli adatti a tutte le tasche. Anche per scegliere questa strada, bisognerà tratteggiarla sul Pgt.
Il masterplan dell’Expo, presentato tra gli applausi generali, è un progetto aperto, che permette di non litigare perché non vincola le aree. La battaglia si è attenuata perché è stata rimandata, o almeno sarà combattuta a piccole schermaglie successive. Il prossimo fronte si aprirà venerdì e riguarda le aree del sito. La società discuterà se acquisirle o prenderle in comodato d’uso dagli attuali proprietari, ovvero Fondazione Fiera e famiglia Cabassi.

Se le aree diventeranno di proprietà della società Expo 2015, la destinazione d’uso si potrà decidere anche a ridosso del 2015. Al contrario, se le aree rimarranno in mano ai privati, bisognerà patteggiare subito che cosa i proprietari avranno in cambio per concedere lo sfruttamento di quelle aree. Le decisioni dovranno essere prese subito.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica