Napoli - Stroncata da un malore dopo mezz'ora di esibizione sul palco del concerto anti camorra. E' morta così Miriam Makeba, 76 anni, sudafricana, voce dell'Africa divenuta leggendaria nella lotta contro l'apartheid. "Mama Africa" si è spenta nella notte, dopo il concerto anti-camorra e anti-razzismo organizzato per Roberto Saviano a Castelvolturno. La cantante è deceduta dopo aver cantato per oltre mezz’ora: colta da malore, è stata trasportata nella clinica Pineta Grande dove ha avuto una crisi cardiaca, contro la quale i medici non sono riusciti a far nulla.
Mandela: "Giusto così" "È giusto che gli ultimi momenti di vita di Miriam siano passati sul palcoscenico": lo ha detto
l’ex presidente sudafricano Nelson Mandela commemorando la grande cantante morta questa notte a 76 anni alla fine del concerto contro la
camorra a Castelvolturno. "Le sue melodie hanno dato voce al dolore dell’esilio che provò per 31 lunghi anni" ha detto Mandela, rendendo omaggio a una delle "madri" della lotta contro l’apartheid. "Allo stesso tempo, la sua musica effondeva un profondo senso di speranza". Nelson Mandela ha
definito Miriam Makeba la "madre" della nazione sudafricana. "E' stata la First Lady della canzone sudafricana - ha proseguito il premio Nobel per la pace -, e ha
meritato appieno il soprannome di Mama Africa".
Premio Nobel: "Una madre per la nostra lotta" "È stata una madre per
la nostra lotta e per la nostra giovane nazione", ha ricordato
l’uomo-simbolo del superamento dell’apartheid. "Le sue tormentate
melodie hanno dato voce al dolore dell’esilio e della lontananza che ha
provato per 31 lunghi anni", ha ricordato Mandela, "al tempo stesso la sua
musica ispirava un potente senso di speranza in tutti noi".
Napolitano: "La sua voce per la democrazia" "Commossa
partecipazione all’omaggio che la Consulta regionale degli immigrati rende
oggi alla figura di Miriam Makeba, che ha perso la vita mentre dava ancora
una volta testimonianza del suo incessante impegno artistico e civile
contro la segregazione razziale e per l’affermazione dei diritti umani". L’ha
espressa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un
messaggio. "La sua voce e le sue battaglie hanno influito nel processo di liberazione
e di rinascita democratica del Sud Africa. L’Italia deve riconoscenza -ha poi
sottolineato Napolitano- per il gesto che Miriam Makeba ha voluto compiere
mettendo perfino a rischio la vita per esprimere solidarietà alle vittime
africane della criminalità organizzata a Castelvolturno e dare il suo
contributo alla causa della legalità e della civiltà nella nostra terra".
Autopsia C’è l’ipotesi che possa essere effettuata l’autopsia sul cadavere della Makeba, ma una decisione definitiva verrà presa solo nelle prossime ore. L’esame autoptico era stato infatti disposto dal pm di turno della procura di Santa Maria di Capua Vetere, che in nottata si è recato nella clinica dove la cantante è deceduta. In seguito, però, il medico legale, dopo aver compiuto l’esame esterno della salma, ha confermato che il decesso era avvenuto per cause naturali, così come asserito dai medici che hanno assistito la paziente dopo la crisi cardiaca. A questo punto si attende che la relazione del medico legale giunga in procura, per sapere se l’autorità giudiziaria confermerà oppure no l’autopsia.
Voce dell'Africa Era definita da molti "la voce dell’Africa". Icona della lotta anti-apartheid nel sua Sudafrica, da sempre impegnata contro la segregazione razziale e per i diritti civili, Miriam Makeba era un'artista-simbolo, costretta per anni all’esilio dal governo di Johannesburg e tornata a casa dopo un lungo girovagare in Europa e negli Usa solo dopo la fine dell’apartheid, convinta personalmente da Nelson Mandela. Attivista, ma anche grande cantante, dalla voce calda e dalla grande presenza scenica, spesso accompagnata da strumenti etnici e dai costumi tradizionali della sua terra. Nata a Johannesburg 76 anni fa, sua madre era una sangoma di etnia swazi e suo padre, morto quando lei aveva sei anni, era uno Xhosa.
Gli esordi Makeba iniziò a cantare a livello professionale negli anni ’50, con il gruppo Manhattan Brothers, e poi fondò una propria band, The Skylarks, che univa jazz e musica tradizionale sudafricana. Nel 1959 cantò nel musical jazz sudafricano King Kong insieme a Hugh Masekela, che poco dopo divenne il suo primo marito. Pur essendo già una cantante di successo, alla fine degli anni ’50 Makeba ricavava ancora pochissimi introiti dalle sue registrazioni, e non riceveva royalties; per questi motivi iniziò a ipotizzare di lasciare il Sudafrica per gli Stati Uniti. Nel 1960 partecipò al documentario anti-apartheid "Come Back, Africa" e fu invitata al Festival del cinema di Venezia; una volta in Europa stabilì di non rimpatriare. Si trasferì a Londra, dove conobbe Harry Belafonte, che la aiutò a trasferirsi negli Stati Uniti e farsi conoscere come artista.
A stelle e strisce In America Makeba incise molti dei suoi brani di successo, come Pata Pata, The Click Song ("Qongqothwane" in lingua xhosa) e Malaika. Nel 1966 Makeba ricevette il Grammy per la migliore incisione folk per l’album An Evening with Belafonte/Makeba, inciso insieme a Belafonte. L’album trattava esplicitamente temi politici relativi alla situazione dei neri sudafrica sotto il regime dell’apartheid. Nel 1963 portò la propria testimonianza al comitato contro l’apartheid delle Nazioni Unite. Il governo sudafricano rispose bandendo i dischi di Makeba e condannandola all’esilio. Nel 1968 sposò l’attivista per i diritti civili Stokely Carmichael; l’evento generò controversie negli Stati Uniti, e i suoi contratti discografici furono annullati. Makebe e Carmichael si trasferirono in Guinea, dove divennero amici del presidente Ahmed Sekou Tourè e di sua moglie. Makeba si separò da Carmichael nel 1973, e continuò a cantare soprattutto in Africa, Sudamerica ed Europa.
Impegnata Svolse anche il ruolo di delegata della Guinea presso le Nazioni Unite, vincendo il Premio Dag Hammarskjald per la Pace nel 1986. Dopo la morte della sua unica figlia Bongi (1985), Makeba si trasferì a Bruxelles. Nel 1987 collaborò al tour dell’album Graceland di Paul Simon. Poco tempo dopo pubblicò la propria autobiografia, Makeba: My Story. Nel 1990, Nelson Mandela convinse Makeba a rientrare in Sudafrica. Nel 1992 recitò nel film "Sarafina! Il profumo della libertà", ispirato alle sommosse di Soweto del 1976, nel ruolo della madre della protagonista. Nel 2002 prese parte anche al documentario "Amandla!: A Revolution in Four-Part Harmony", ancora sull’apartheid. Nel 2001 ricevette la Medaglia Otto Hahn per la Pace. L’anno successivo vinse il Polar Music Prize insieme a Sofia Gubaidulina e nel 2004 si classificò al 38° posto nella classifica dei "grandi sudafricani" stilata da SABC3. Nel 2005 si dedicò a un tour mondiale di addio alle scene, cantando in tutti i paesi che aveva visitato nella sua carriera.
Ma la generosità della cantante la aveva portata, malgrado le precarie condizioni di salute, a cantare a Castel Volturno per un altro artista-simbolo, Roberto Saviano. Le sue ultime note sono per il concerto anticamorra di ieri sera, poi il malore e la morte improvvisa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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