Moschea, ora anche De Corato si schiera per il referendum

«La moschea non è una priorità». Pdl e Lega vanno a braccetto e sono talmente convinti di avere ragione che non hanno problemi a chiedere direttamente ai milanesi cosa ne pensano, nonostante l’appello del cardinale Dionigi Tettamanzi a trovare «al più presto» una soluzione per la preghiera dei musulmani. «Facciamo un referendum» apre il vicesindaco Riccardo De Corato alla la proposta lanciata dalla Lega un mese fa. «Al di là delle facilonerie e degli slogan, la questione - sostiene - non è legata alla libertà di culto nè a una mera opzione urbanistica, ma investe la sicurezza della città e dello Stato. Se vogliamo essere garantisti fino in fondo lasciamo la parola ai milanesi». Una proposta avanzata ieri mattina anche dal ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi. «Quando si parla di costruire una nuova moschea a Milano, è fondamentale ascoltare la voce dei cittadini, evitare iniziative che possano far lievitare la conflittualità sociale», ha dichiarato. Ed è «necessario avere la certezza che sia davvero un luogo di culto e non il centro di una propaganda fondamentalista o di una educazione parallela, difforme dai valori profondi della nostra nazione». Far decidere ai cittadini con un referendum è anche la richiesta dell’unico assessore leghista della giunta Moratti, Alessandro Morelli, che ricorda «a chi non lo sapesse che sono già due le moschee presenti sul territorio, in via Meda e a Segrate. Una terza sarebbe del tutto inutile e superflua». E ricorda pure che «spesso ci si è trovati di fronte a realtà che invece di essere luoghi di culto costituivano vere e proprie centrali di proselitismo e reclutamento per soggetti inclini all’estremismo». Parlare di moschea, secondo l’europarlamentare e consigliere del Pdl Carlo Fidanza, è solo l’ultimo tassello. Prima «serve una legge nazionale per regolamentare il far west ed evitare un “Islam fai da te“ che è esattamente il contrario dell’integrazione». Dunque: «Una legge per definire l’albo degli imam, finanziamento trasparente, individuazione di responsabili di ogni comunità, ripudio del fondamentalismo, corsi di lingua italiana per gli associati. Mi auguro che il ministro dell’Interno Maroni vari al più presto questo provvedimento».

Si sgancia invece l’assessore finiano Giampaolo Landi di Chiavenna: «La politica deve assumersi la responsabilità di decidere, su temi come questi non ci si può lavare le mani e rimandare a un referendum. Sì a piccole moschee sul territorio».

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