Caso Beatrice Venezi, Vessicchio smaschera la sinistra: "Prima ne parlavano tutti bene"

Poco meno di un mese fa il direttore d’orchestra era intervenuto sulla nomina al Teatro La Fenice di Venezia: “Come direttore sa fare quello che fa"

Caso Beatrice Venezi, Vessicchio smaschera la sinistra: "Prima ne parlavano tutti bene"
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"Beatrice Venezi? Ne parlavano tutti bene prima che dicesse per chi votava". In una delle sue ultime interviste Beppe Vessicchio era intervenuto in maniera tranchant sulle polemiche legate alla nomina della collega alla direzione musicale del Teatro La Fenice di Venezia. Interpellato da Open, il direttore d’orchestra scomparso oggi all'età di 69 anni aveva espresso il proprio punto di vista su quanto accaduto, sottolineando come la questione si fosse trasformata in uno scontro politico che ha finito per oscurare il merito professionale della 35enne. “Ciò che sembra sia accaduto, totale assenza di concertazione, segnala un evidente cortocircuito tra il governo centrale, quello cittadino e le maestranze artistiche. Diciamo che è saltata la luce. L’unico che paga le conseguenze è il direttore musicale nominato” l’analisi di Vessicchio, che aveva ricordato come prima delle polemiche legate all’orientamento politico attribuito alla Venezi, i giudizi sul suo lavoro fossero positivi: “Prima che si sapesse per chi votava, ne parlavano tutti bene…”.

Vessicchio aveva bollato la vicenda come spiacevole per tutte le parti coinvolte, compresi i vertici del teatro, i musicisti e anche i media. “Fino a quando non ha esternato la sua vicinanza ad alcuni movimenti che accompagnano l’attuale governo, ho sentito parlare solo bene di Beatrice Venezi in quanto direttore. Dopo non è stato più così”. “Penso sia una vicenda sgradevole. Per tutti. Per la Venezi, per i titolari dell’orchestra, per il sovrintendente, per la direzione del teatro arrivando fino a coloro che, addetti alla pubblica notizia, sentono di dover sostenere l’una o l’altra parte che si contrappone. Comunque sia è sgradevole” aveva aggiunto il maestro. Il musicista aveva inoltre invitato a riflettere sulle dinamiche di nomina in ambito culturale, domandandosi se in passato simili incarichi non siano mai stati oggetto di dibattito, senza però arrivare a una tale polarizzazione. “Mi chiedo: sarà accaduto in precedenza che una nomina di questa importanza, dopo un lecito confronto tra le parti, sia stata accolta o rigettata? Penso proprio di sì. Perché si è arrivato a questo? Adesso la veemenza delle reciproche accuse, alimentate da un clima sociale già incandescente, sta amplificando la questione rischiando di distorcerne i tratti”.

Entrando nel merito della professionalità della Venezi, Vessicchio aveva spiegato come, a suo parere, la collega appartenesse a quella categoria di direttori che possiedono gli strumenti tecnici e interpretativi necessari a guidare un’orchestra. “I direttori possiamo dividerli in due macro aree: quelli che hanno gli strumenti accademici per indirizzare i professori verso la prescelta lettura critico-interpretativa di un’opera, sinfonica o lirica che sia, e quelli a cui manca o l’una o l’altra cosa. Questi ultimi tendono naturalmente a scomparire perché non valorizzano né le orchestre né i contenuti che suonano. Considerando che Beatrice Venezi, se pur giovane, è da un bel po’ che dirige misurandosi anche con partiture complesse, mi sembra evidente che appartenga alla prima macro area. Significa che come direttore sa fare quello che fa”.

Pur non avendola mai incontrata di persona, Vessicchio aveva raccontato di aver avuto modo di ascoltare un’esecuzione di una sua composizione diretta dalla Venezi: “Anni fa ha diretto un mio lavoro per organico cameristico commissionatomi dall’editore Sonzogno. Mi fu inviata poi la registrazione audio del concerto nel quale ritrovai gli effetti, le dinamiche e le sonorità che avevo immaginato. Il merito era stato suo e dei fantastici solisti presenti quella sera. Non mancai di farglielo sapere. Ascoltai anche il lungo scroscio di applausi e la richiesta di bis. Questo è bene affermarlo perché almeno non si metta in dubbio questo aspetto”.

Infine, aveva sottolineato come il ruolo di direttore musicale richieda competenze che vanno oltre la direzione artistica, toccando anche ambiti gestionali e organizzativi. Su questo punto, però, si era mostrato cauto: “Certo, il ruolo di ‘direttore musicale’ di un teatro richiede anche altre competenze come indagare il mercato di questo settore, gestire un budget, ingaggiare artisti e pianificare i programmi di intere stagioni.

Se ha i requisiti per assolvere questo compito non lo so. Mi sembra brillante, intraprendente, decisa, insomma, potrebbe anche essere all’altezza. Non ho però gli elementi di cui dispone il sovrintendente che le ha dato l’incarico”.

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