Napolitano se ne accorge solo ora: "Basta protagonismo tra i giudici"

Il Colle: "E' intollerabile e sterile lo scontro tra politica e magistratura". Poi: "No agli incarichi politici alle toghe". Sulle intercettazioni: "Devono essere usate solo quando sono assolutamente indispensabili". Palamara: "Ne difendiamo l'uso, non l'abuso"

Napolitano se ne accorge solo ora: 
"Basta protagonismo tra i giudici"

Roma - "E' intollerabile lo scontro tra la politica e la magistratura". Il monito arriva dal Colle che prova a smorzare le polemiche di questi giorni. Le strozzature del sistema giustizia, secondo Giorgio Napolitano, che ha parlato al Quirinale ai magistrati in tirocinio, "pesano sullo sviluppo complessivo del paese. Vanno superate senza fatali ulteriori incertezze, lentezze e false partenze". Il problema è quello di una "grave insufficienza del sistema giustizia e della crisi di fiducia che esso determina nel cittadino".

No alla confusione dei ruoli La crisi di fiducia, però, è causato anche da "un offuscamento dell’immagine della magistratura". Il presidente della Repubblica ha rivolto quindi un appello ai magistrati "Fin dal 2007 ho invitato i magistrati a non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche, a non sentirsi investiti di improprie ed esorbitanti missioni, ad non indulgere ad atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono mettere in discussione l'imparzialità dei singoli, dell’ufficio giudizirio cui appartengono, della magistratura in generale". Napolitano ha dunque invitato i futuri magistrati a "evitare condotte che comunque creino una indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile scontro tra politica e magistratura". Per esempio, ha chiarito, questo accade "quando il magistrato si propone per incarico politici nella sede in cui svolge la sua attività oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà".

La riforma della giustizia Napolitano, inoltre, ha chiesto di accelerare la riforma della giustizia, che sia "organica" e sostenuta da una "ampia condivisione",  anche se, ricorda, "non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del Parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati apporti esterni ai fini di ampia condivisione".

Il nodo delle intercettazioni Il Capo dello Stato ha parlato anche delle intercettazioni, che devono essere usate "solo quando sono assolutamente indispensabili". Ai futuri magistrati, Napolitano ricorda "l’invito che ho formulato negli scorsi anni a evitare l’inserimento nei provvedimenti giudiziari di riferimenti non pertinenti o chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti stessi così come l’invito a usare il massimo scrupolo nella valutazione degli elementi necessari per decidere l’apertura di un procedimento e, a maggior ragione, la richiesta o l’applicazione di misure cautelari".

Il commento di Alfano L'invito è stato raccolto da Angelino Alfano, presente all'incontro. Quello di Napolitano, ha detto il segretario del Pdl, è stato "un discorso chiaro, netto, che mi auguro venga ascoltato e recepito. Un discorso che rimanda per intero ai principi costituzionali e richiama ad una serie di doveri connessi a quei principi". Principi, ha insistito Alfano, che sono stati più volte richiamati "anche dai più alti magistrati italiani" e che "sono alla base della credibilità della magistratura".

Palamara: "Difendiamo l'uso delle intercettazioni" "Massimo rispetto per le parole del presidente della Repubblica. Sono fermamente convinto che la politica e la magistratura debbano agire separatamente e indipendentemente nel pieno rispetto delle regole", commenta il presidente dell’Anm Luca Palamara.

"La magistratura, da parte sua, deve continuare a impegnarsi nella realizzazione dell’autoriforma, valorizzando la professionalità e il merito", aggiunge il leader del sindacato delle toghe. E sulle intercettazioni: "Ne abbiamo sempre difeso l’uso e non l’abuso, anche sotto il profilo della indebita pubblicazione di atti irrilevanti"

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